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Sopprimiamo i bimbi Disabili per contenere i costi della sanità

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La folle teoria sui Disabili di un filosofo folle: Peter Singer.

NdR CFF: Le rigide considerazioni si basano su quanto riportato nell’articolo citato. La conoscenza di Peter Singer la potete approfondire su Wikipedia, il filosofo appare sensibile a temi importanti ma, alla fine, è il sostenitore della “Tesi della sostituibilità” che riconosce come valida l’eutanasia neonatale dichiarando che «È preferibile sopprimere un bambino malato in fase neonatale e sostituirlo con un nuovo progetto creativo.».

Ieri mia figlia Licia mi segnalava tramite un messaggio su Facebook un articolo comparso sulla versione online de Il Giornale: “Sopprimere i bimbi disabili per ridurre i costi sanitari”.
Sconcertata dalla notizia, ben sapeva della reazione che avrei avuto e che manifesterò nell’esprimere quanto penso.

Ho 52 anni e molte cose sono cambiate da quando io ero giovane. Mi ricordo che un giorno al liceo assistii alla prima lezione di filosofia che era introduttiva per una materia sconosciuta. Due cose ricordo di quella lezione: un luogo comune come «La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale» è quanto la professoressa ci raccontò spiegandoci che la filosofia nacque nel mondo ellenico, la dove esisteva ricchezza e tranquillità da permettere alle persone di porsi dei problemi che chi avrebbe dovuto zappare la terra dalla mattina alla sera certamente non si sarebbe posto.

In sostanza la filosofia è qualcosa di essenzialmente inutile. Quanto meno questo è il mio pensiero, rafforzato poi dal fatto che proprio un filosofo, Peter Singer, con le sue follie ispira questo articolo.

Giungiamo però al dunque.

Stiamo già compiendo dei passi che portano alla terminazione consapevole e intenzionale della vita dei bambini gravemente disabili

Il folle di turno così si esprime. Io non so come si possa immaginare di sopprimere una vita in funzione dei propri deficit. Mi risulta difficile immaginare che quanto dichiarato dallo stesso Singer sia in parte veritiero in qualche parte del mondo.

L’Italia, con i suoi mille difetti, è quel paese in cui tutti ricevono le cure necessarie alla propria salute. Il pronto soccorso di qualunque ospedale italiano non chiederà mai se hai la copertura assicurativa oppure no, l’unica domanda che vi sarà fatta, se ancora coscienti, sarà: «Mi sente? Come sta? Cosa si sente?».
Da quel momento medici e infermieri si adopereranno per il vostro benessere mantenendo fede al giuramento di Ippocrate.

In uno scenario medico così descritto dove infermieri e infermiere affiancati dai dottori spesso si prendono anche cura di neonati abbandonati dando loro una prima famiglia che è il reparto di neonatologia dell’ospedale non riesco veramente a immaginare una mano che conduca un ago nella vena del pupo con una qualunque soluzione che lo possa addormentare per sempre solo perché non potrà essere autonomo e sarà un costo per la società e un peso per il genitore.

Sicuramente un neonato gravemente cerebroleso o comunque con una patologia che gli impedisce di interagire con il mondo non potrà mai godere della vita come fanno tutti. È anche vero che sarà un peso per i propri genitori che si dovranno prendere cura di lui sino alla loro morte. Questo bambino che diventerà poi ragazzo e successivamente uomo – o al femminile diventerà una donna – consumerà giorno dopo giorno le energie dei propri genitori.

La vita però è fatta di scelte. Un genitore consapevole della disabilità del figlio sarà in grado di accettalo e vivere anche meglio le gravosità che un figlio Disabile comunque da.

Singer è un folle, e questo è un dato di fatto che ho sottolineato nell’articolo più di una volta. Ho anche sottolineato come non credo che la filosofia possa dare un gran contributo alla vita pratica. Mi ritengo una persona pragmatica in quanto Disabile estremamente legata alla praticità della vita, ai suoi aspetti concreti, a quei limiti per i quali se non ti danno da mangiare crepi di fame o se non ti vestono e fa freddo crepi di freddo e così via.

Detto ciò bisogna invece porci un problema che con Singer non ha niente a che fare ma che è reale ed è piuttosto complesso da affrontare in una società di matrice fortemente cattolica. Apriamo una breve parentesi: vivere da Disabili non è una festa, se si nasce in una famiglia che ti accetta si può essere e si può fare tutto ciò che le capacità residue ci consentiranno ma se invece si nasce in una famiglia dove il primo saluto che riceviamo – all’atto della nascita – e il rifiuto allora le cose cambiano.

Il problema è: una famiglia la cui moglie porta in grembo un feto che si sa per certo che darà vita a un Disabile grave deve comunque scegliere di dare la vita a una creatura che poi rifiuterà senza la capacità di accettarla?

Se non erro nel 1996 Antonio Guidi divenne Ministro, il Primo Ministro Disabile della Repubblica Italiana. In una intervista rilasciata a poche ore dalla sua elezione rispose a due domande, una di natura politica e una di natura etica.
Quella di natura etica fu: «Secondo lei, è giusto che una madre scelga di interrompere la gravidanza qualora sappia per certo che porta in grembo un feto gravemente malformato o comunque destinato a dar vita a un neonato gravemente Disabile?».

La risposta di Guidi fu perentoria, la donna avrebbe dovuto scegliere per il la vita figlio in nome di quella cultura cattolica che ci insegna il valore della vita stessa.

Io sono Disabile dalla nascita e sono nato in una famiglia all’interno della quale tutto era finalizzato al mio benessere inteso come salute. Tuttavia l’atteggiamento dei due genitori era completamente differente nei confronti del figlio, badate bene non sto parlando di amore, sto parlando di atteggiamenti.
Mia madre mi accettò incondizionatamente mentre mio padre pur volendomi un gran bene non smise mai di cercare una soluzione per cancellare dalla mia natura la disabilità come non fece mai nulla per dotarmi di ausili e strumentazioni per vivere normalmente ma da Disabile. Mio padre però avrebbe raggiunto la vetta del Monte Bianco in ginocchio con frammenti di vetro sotto le ginocchia se questo avesse portato a una reale soluzione del problema, ma non ha mai adattato la vasca da bagno in doccia affinché io mi potessi lavarmi in autonomia, giusto per fare un esempio.

Quindi pur considerando folle – e ribadisco che Singer è un folle – non sono neanche d’accordo con quei falsi moralisti come Guidi che giungendo da una vita vissuta nella bambagia, grazie a una realtà sicuramente fuori dal comune, per cultura e benessere, dando suggerimenti che non considerano le differenti realtà.

Sette anni vissuti al Don Gnocchi di Milano mi hanno fatto conoscere ragazzi amati dalle loro famiglie ma anche ragazzi rifiutati. Questi ultimi non avevano l’amore della famiglia di origine e quasi sicuramente non avrebbero avuto l’amore derivante dalla vita di coppia, da quel qualcuno che ti sceglie e che decide di accompagnarti per la vita o quantomeno provarci.

Se da una parte Singer è folle nel pensare che si possa far quadrare i conti con una forma di eutanasia per neonati gravemente “difettosi” – stiamo parlando di creature già vive – dall’altra parte bisogna evitare di mandare in pasto all’ipocrisia vite che soffrirebbero più con il cuore che con il corpo.

I Disabili sono soggetti forti, coraggiosi e determinati. Non potrebbe essere altrimenti date le difficoltà che da Disabili bisogna superare quotidianamente. È però vero che la nostra forza ci giunge perlopiù da chi ci sta accanto e quindi è meglio sentirsi amati.

Singer è un folle che ricorda le più perverse filosofie nazziste. La storia ha già vissuto un periodo in cui un folle voleva creare una razza pura.
Purtroppo la realtà della condizione umana contempla il difetto, quel dettaglio che ci rende umani e non divini. Forse i Disabili sono l’espressione più elevata di umanità visto l’elevato grado di difettosità che portano dentro di se. Perché quindi cancellare questo patrimonio?

Image Credits: Nonsprecare.it

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About Author

Sono nato il 25 febbraio del 1963 ed a 23 anni ho coronato il mio primo sogno d'impresa: un'attività commerciale che durò per circa vent'anni. Dopo un periodo sabbatico fondai nel 2009 Ideas & Business S.r.l. che iniziò la sua opera come incubator di progetti. Nel 2013 pensai di concretizzare un sogno editoriale: realizzare un network di testate online. DisabiliDOC.it è la seconda testata attiva dal 16 febbraio 2015. Altre già pensate e realizzate prenderanno vita pubblica nei prossimi mesi. Per ora scrivo per passione come per passione ho sempre lavorato per giungere alla meta.

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