L’immaginazione è quel “potere” che può condurre a molteplici soluzioni. Il Disabile l’autonomia la deve conquistare proprio con l’immaginazione che è la “benzina” di quel motore che ci farà superare gli “svantaggi” della disabilità.
Oggi debutta ufficialmente il progetto D-Setup in parte riassunto nella Copertina pubblicata ad agosto.
Dopo aver pubblicato “Riprogettiamo il D-Mondo” era anche ora – giusto per essere coerenti – di riprogettare il D-Setup, ma di cosa stiamo parlando?
Setup e D-Setup
Il termine “Setup” in inglese è oggi utilizzato anche per definire quell’ecosistema costruito attorno al computer. Quello spazio in cui il computer è il primo tassello per giungere a soluzioni, installazioni, più o meno complesse che per molti si stanno trasformando in strumenti di passione per personalizzare la disposizione od organizzazione di quel micro mondo.
Il “D-Setup” è quanto appena spiegato, ma con una variante: il suo utilizzatore è un Disabile, ecco il perché del prefisso “D-”.
Fra un Utente e un D-Utente non vi è alcuna differenza se non la natura – in molti casi – caratterizzante del D-Utente in quanto persona Disabile.
È bene porci una domanda: «In relazione a computer, smartphone, tablet & Co., tutti i Disabili sono Disabili?»
La risposta è logicamente «No!»
Se una persona indubbiamente Disabile è tale per una disabilità che non interessa gli arti superiori, la voce o la vista (giusto per essere completi), questa stessa non potrà essere ritenuta Disabile.
La sue capacità residue sono infatti deficitarie negli arti inferiori, ma fino ad ora non esistono computer, smartphone o tablet concepiti solo per essere usati con i piedi e quindi…
Per molte funzionalità, soprattutto parlando di computer, nemmeno un deficit vocale è inabilitante se non per l’aspetto comunicazione e VOIP.
È quindi importante essere in grado di valutare noi stessi per evitare di sbagliare nel sentirci Disabili oppure no.
D-Setup, fra necessità e pretesti…
In base a quanto avete appena letto potreste pensare che un D-Setup non fa per voi e quindi perché leggere degli articoli a esso dedicati?
Per un motivo semplicissimo: quelle che per il Disabile sono reali necessità per tutti gli altri potrebbero essere soluzioni di comodità o maggiore produttività.
A voi scegliere quindi se essere maggiormente autonomi, comodi, produttivi o più cose insieme!
D-Setup, le origini
Utilizzo il computer dal 1984 e lo fatto per necessità di autonomia, per faccende private, per lavoro e “per tutti gli usi consentiti dalla legge”… Eheheh!
Sino al 2005 è stato un utilizzo più che altro lavorativo e in ambiente lavorativo con scrivanie comunissime e non certamente inesistenti e “serie” D-Scrivanie.
Proprio nel 2005 mi trasferii a Settimo Rottaro nella casa di mia Nonna. Quando l’anno successivo si ammalò dovetti fare spazio in casa. Fu quella necessità che mi portò a progettare una soluzione personalizzata che sarebbe dovuta durare nel tempo.
Nacque così il mio attuale D-Setup che io concepii in ogni suo dettaglio mentre il disegno sarebbe stato realizzato dall’amica e Geometra Paola Olmo per poi affidare la costruzione alla società Deitos.
Quali caratteristiche doveva avere il D-Setup?
Molte essenziali e numerosi sofismi che l’avrebbero reso durevole nel tempo. Vi propongo quindi tutte le caratteristiche per punti:
- Il design
Certamente doveva essere in linea con l’arredamento di un’abitazione tutt’altro che moderna, questo era il primo aspetto da tener presente.
Aspetto altrettanto importante: non doveva “profumare” di ausilio pensato per un Disabile.
Pur non essendomi mai fatto alcun problema per essere un Disabile, non ho mai compreso l’ostinata deficienza o incapacità di molte persone che, pensando degli ausilii, si dimenticano dell’aspetto estetico come se i Disabili non fossero degli esteti, chi più chi meno, al pari di tutti quanti.
Alla fine volevo un prodotto certamente funzionale, ma anche una scrivania che, se guardata, potesse far esclamare: «Minchia che figata!» - Tutto a portata di mano
Avendo da sempre serie difficoltà a gestire manualmente gli oggetti, dovevo concepire un fattore forma che mi permettesse di prendere un oggetto, porlo sulla scrivania e riporlo senza necessariamente dovermi alzare; non solo, le mie gambe, se seduto in poltrona, dovevano fungere da ponte di trasbordo.
Nacque così un ibrido che era sia scrivania sia libreria, ma in un unico pezzo! - Il “fulcro operativo”
In bese al punto precedente avrete compreso che il “fulcro operativo” sarebbe stato l’operatore stesso, quindi, nello specifico, me medesimo.
Così una scrivania/libreria si stava delineando come un vero e proprio ponte di comando. - La gestione dei cavi
Se Steve Jobs aveva una naturale repulsione verso “il cavo” per motivi prevalentemente estetici, io ho una totale incompatibilità con i cavi che o creano disordine o mi sono di ostacolo sul piano d’appoggio della scrivania.
Per questo i cavi dovevano essere “gestiti”. - Cavi, 1ª soluzione: i cassetti
Quelli che impropriamente ho definito “cassetti”, in realtà sono delle aperture che danno accesso a un vano che occupa tutto il fronte scrivania; le immagini renderanno meglio l’idea.
Volevo quindi occultare alla vista cavi, multiprese, alimentatori e… avendoli però sempre a portata di mano e facilmente visibili a ribaltine aperte.
Questo lungo e capiente vano ha quindi diversi accessi e uscite. - Cavi, 2ª soluzione: i passacavi e i “mini” passacavi
Per il progetto risultavano quindi indispensabili i passacavi:
a) un passacavo di base per l’arrivo, dal muro, di corrente elettrica e linea telefonica;
b) passacavi standard con tappi per il raggiungimento del piano scrivania;
c) passacavi per l’accesso alla parte sottostante il piano delle scrivania.
Mancava però ancora una “famiglia” di passacavi…
Progettai quindi dei “mini” passacavi intagliati direttamente nel piano della scrivania e a una distanza dal bordo (lato operatore) tale per cui – per esempio – una tastiera di normali dimensioni non li avrebbe coperti.
Questi “mini” passacavi sono quel colpo di genio che mi ha permesso di ottenere un piano scrivania scevro da ingombranti e fastidiosi, ma soprattutto ostacolanti, cavi! - La “corsia” cavi invisibile
Se un cavo avesse i piedi e dovesse andare da un’estremità all’altra della scrivania, percorrerebbe – sali e scendi inclusi – più di 7 metri. Oltre alla distanza c’era il problema di “ospitare” gli eventuali cavi USB, o del telefono, da qualche parte.
Pensai quindi a una “corsia” nascosta alla base della scrivania e accessibile solo mediante l’asportazione dei frontali di base, zoccoli, della libreria.
Un altro problrma era risolto. - Altezza piano lavoro
Scrivendo digitando con un pennarello fra i denti che pigia i tasti della tastiera, dovevo ridurre la distanza fra il mio volto e la periferica in questione.
Decisi quindi di alzare il piano di lavoro ben oltre gli standard e abbassare la seduta della poltrona in maniera da ottenere il giusto e comodo compromesso.
Il risultato? Una distanza di 80 cm. dal pavimento al piano di lavoro. - Modanatura di “sicurezza”
La parte di scrivania destinata “all’utente principale” è composta da una penisola che nella zona principale ha una larghezza di 60 cm. circa mentre si restringe sulla diagonale.
Ho scelto di mettere una modanatura sia per motivi estetici, ma principalmente per evitare la caduta di oggetti toccati maldestramente.
La modanatura si è poi rivelata un ottimo strumento per “mettere in squadra” diversi oggetti che dovevano essere posti al limitare esterno della base operativa come, ed esempio, monitor esterno, raffreddatore del portatile e… - Materiali nobili e non
L’aspetto nel complesso è ottimo. Per motivi di costi, però, solo il piano superiore, quello d’appoggio, è stato realizzato in legno massello; il massello è servito anche per realizzare al meglio i “mini” passacavi fresati a controllo numerico.
Tutte le altre parti sono in compensato/truciolato impiallacciato.
Ricordate che le soluzioni ottenute non hanno nulla a che vedere con i materiali, le soluzioni sono figlie delle idee e quindi del vostro genio!
Il D-Setup, com’era nel 2007 – 1ª versione
Non sono molte le immagini dell’epoca, ma sono sufficienti per comprenderne la fattura e le funzionalità.
2009, la prima evoluzione
Undici anni fa il genio personale si doveva sostituire all’attuale domotica. Alexa, Siri e Assistente Google non erano ancora una realtà di consumo. Quindi non restava che “giocare con l’elettricità”.
Come? Sarà l’argomento della 2ª parte di #DSetup, non perdetela!
Partecipa
Commenti su Facebook
Commenta tramite Google+
Powered by Google+ Comments