La robotica supporta il terapista nelle attività di riabilitazione. La Fondazione guarda sempre con grande interesse alle nuove tecnologie.
Fonte – La tecnologia entra sempre più in palestra; non per prendere il posto del terapista, che rimane insostituibile, ma per supportare meglio la sua azione e rendere più efficaci i suoi trattamenti. A questo proposito, la Fondazione Don Gnocchi continua a rivolgere grande attenzione al mondo dell’innovazione tecnologica per consolidare il proprio ruolo di primo piano nella riabilitazione in Italia, mettendo in campo il meglio delle proprie professionalità e competenze.
È così partito nei mesi scorsi, un percorso a tappe che ha visto dapprima il censimento e l’individuazione delle soluzioni robotiche più appropriate presenti oggi sul mercato, meglio applicabili in campo riabilitativo (come dire, le macchine con cui lavorare), in un secondo tempo la formazione sul campo degli operatori e, prossimo step, la diffusione dei sistemi selezionati in 8 Centri della Fondazione in Italia, per dare vita, nei prossimi mesi, ad uno studio scientifico multicentrico di grande rilevanza che misurerà efficacia ed efficienza delle nuove tecnologie nel trattamento riabilitativo dell’arto superiore in pazienti con esiti da ictus. Sarà uno studio che ha l’ambizione di essere il più importante su questo tema in letteratura scientifica per numero di pazienti coinvolti e i cui risultati potranno far capire fino a che punto e in che modo la riabilitazione robotica potrà essere applicata anche per altri trattamenti.
Oltre al Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma, coordinatore del progetto, le altre strutture della “Don Gnocchi” che parteciperanno allo studio (anche se non in tutte saranno presenti le macchine), sono quelle di Roma “S. Maria della Pace”, Milano “S. Maria Nascente”, Rovato (BS), La Spezia, Firenze, Massa, Fivizzano (MS), S. Angelo dei Lombardi (AV), Acerenza (PZ) e Tricarico (MT).
Sembra ormai assodato che i robot possono migliorare il risultato di un intervento riabilitativo, a patto però che a “tirare le fila” siano il medico e il terapista, a cui spetta il compito ultimo di stilare il programma di lavoro del paziente, sulla base della sua patologia e del suo recupero funzionale.
I sistemi robotici permettono infatti di aumentare l’intensità di trattamento (movimenti ripetuti nel tempo), proporre scenari sempre più stimolanti e motivanti per il paziente, come ad esempio l’utilizzo della realtà virtuale, realizzare protocolli personalizzati secondo le caratteristiche cliniche del singolo paziente e infine misurare in modo oggettivo la risposta al trattamento.
Questo richiederà altresì la collaborazione stretta con nuove figure professionali di tecnici e ingegneri.
A tale proposito, il Centro “S. Maria della Provvidenza” di Roma è divenuto centro di riferimento della Tyromotion, azienda leader nella produzione di sistemi robotici, per lo sviluppo di collaborazioni e applicazioni innovative.
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