In una splendida intervista Max Ulivieri fronteggia egregiamente tutte le perplessità propostegli sul progetto LoveGiver. Max fa così chiarezza su una “conquista” da sostenere.
Abbiamo dedicato molti articoli al tema dell’Assistente Sessuale proposto e promosso dal progetto LoveGiver di Max Ulivieri. Le perplessità non sono assolutamente manifestate per definire una contrarietà al progetto bensì per capirlo sino in fondo.
Max Ulivieri ci propone nel dettaglio la conoscenza di un progetto che aveva la necessità di essere chiarito sotto determinati punti. Il valore delle sue risposte è tale da non invitarmi ad aggiungere altro se non sostenere il progetto LoveGiver e invitarvi a navigare il portale Lovegiver.it per approfondire ulteriormente quanto potrete leggere nell’intervista.
A Max va il mio grazie, mentre a voi auguro buona lettura.
D: Max, vuoi introdurci nel tuo progetto che vorrebbe l’istituzione della figura dell’Assistente Sessuale?
R: Questo progetto è e dev’essere parte di un percorso più ampio che è quello di offrire pari opportunità di vivere l’affettività e la sessualità se pur persona con disabilità.
D: Disabili DOC ha dedicato differenti articoli al tuo progetto e alla figura dell’Assistente Sessuale, come sarà in Italia se verrà approvata la legge che legittimerà questa figura? L’Assistente Sessuale sarà un dipendente ASL o un libero professionista? Le sue prestazioni saranno economicamente a carico del Disabile o si prevede che il diritto all’Assistente Sessuale passi attraverso la sanità italiana?
R: Ci saranno corsi di formazione e poi ogni regione avrà un albo dove poter richiedere l’assistente sessuale. Non sarà un dipendente ASL ma un libero professionista ed i costi sono a carico di chi richiede il servizio. Costi molto bassi. Questo avviene in tutte le nazioni europee dove esiste l’assistente sessuale. Solo in Olanda, per i casi particolarmente gravi, è previsto un rimborso.
D: Noi siamo entrambi Disabili e abbiamo vissuto sicuramente il periodo delle grandi paure prima di poter vivere serenamente la nostra sessualità. La figura dell’Assistente Sessuale dovrebbe essere propedeutica a conoscere il nostro corpo e a disinibirci. Cosa succede però dopo?
R: Se ha funzionato succede che si avrà un atteggiamento più positivo verso il proprio corpo e questo darà maggior coraggio e serenità nella ricerca del partner. Questo è ciò che dovrebbe accadere ma chiaramente dipende molto poi da noi stessi e dalla situazione in cui si vive. Difficile dare risposte. Si rischia di generalizzare.
D: Sdoganare un desiderio offrendo sicurezza al Disabile significa anche essere consapevoli che dopo la parte educativa e propedeutica ci debba essere quella “ginnica”. In una nazione in cui la prostituzione non è vietata ma non è di facile raggiungimento per un Disabile, non pensi che sia in parte crudele accendere un motore senza poi offrirgli una pista su cui sgranchire i propri pistoni?
R: Trovi meno crudele che ci pensino le madri? Ci sono genitori che portano i figli dalle prostitute o che addirittura masturbano loro stessi i figli e le figlie magari neanche vengono prese in considerazione. Comunque sia l’assistente non è solo teoria ed educazione ma c’è anche un percorso corporeo importante. Per chi non lo ha mai vissuto anche farsi accarezzare, abbracciare, sentire un corpo nudo sulla tua pelle e quando lo si ritiene opportuno arrivare anche alla masturbazione, non mi pare poco. É un percorso di conoscenza e apertura non è uno sfogo strettamente sessuale. Se si desidera andare ben oltre ci sono altre figure ma ritengo che si debba vivere quel momento come un momento di avvicinamento a sé stessi e di farsi infondere la sicurezza nella ricerca di un eventuale partner.
D: Un’altra perplessità che nutro è il fatto che la figura dell’Assistente Sessuale sia pensata solo per chi non ha assoluta padronanza nelle arti dell’autoerotismo. Documentari esteri, me ne ricordo uno svizzero, intervista un’Assistente Sessuale che si sostituisce alla funzione di uno gigolò per una donna Disabile. Nel film “The Sessions” – tratto da una storia vera – l’Assistente Sessuale educa sino al perfezionamento di tutti gli atti sessuali compreso quello della penetrazione mentre invece questo non è previsto dal vostro progetto. Perché c’è questo disassamento fra il vostro Assistente Sessuale e i corrispettivi stranieri?
R: Si fa un po’ di confusione. Intanto non è vero che è rivolta solo a chi non ha nessuna padronanza nelle arti dell’autoerotismo. É rivolta a tutte le persone disabili che non hanno mai avuto contatto con l’altro, oltre che con il proprio corpo. Quindi se sei capace di masturbarti ma non ha mai avuto contatti con una donna o uomo puoi essere adatto al tipo di incontro. Altro errore: in “The Session” la protagonista non è un’assistente sessuale ma una “Sex Surrogate”. Questo tipo di figura, come dice il nome, si sostituisce all’eventuale partner compiendo più o meno tutto. Ma non lavora solo con i disabili, lavora con tutti coloro che hanno problemi o disfunzioni sessuali. Quello che hai visto in Svizzera accade per il semplice motivo che in quella nazione la prostituzione è legale e chi fa l’assistente spesso è o lo è stato/a un gigolò o prostituta.
D: Probabilmente io sbaglio, ma percepisco il vostro progetto come estremamente teorico e forse anche “platonico”. Lo vedo necessario ma lo vedo anche castrato in molte sue parti. È una scelta per adeguarlo e renderlo accettabile alla cultura italiana o credete veramente che bastino due “grattini” per cambiare la vita a un Disabile che ha la necessità di vivere la propria vita sessuale?
R: A questo ho risposto sopra. Mi pare decisamente più di due “grattini”. Se poi uno vuol fare il Kamasutra si deve rivolgere ad altre figure. L’assistente, ripeto, ha un’utilità di percorso di cambiamento verso sé stessi e verso gli altri, non di realizzazione dei propri desideri sessuali, anche se, per tutto ciò che ho elencato nelle precedenti risposte, ci sono pure dei momenti intensi anche fisicamente. Se arrivare ad avvolgere due corpi nudi fino alla masturbazione è teoria, allora, viva la teoria!
D: Il vostro progetto prevede corsi di formazione per Assistenti Sessuali. Qual è la figura e l’ambito professionale da cui pensate di estrapolare i soggetti da formare? Un ambito infermieristico? Un qualunque altro ambito correlato alla sanità? Oppure a tutti coloro che potranno proporsi come Assistente Sessuale avendo le carte in regola? In ultimo, quali sarebbero “le carte in regola” per diventare Assistente Sessuale?
R: L’ambito è principalmente le persone con un cervello colmo di neuroni attivi. Il che è già un buon punto di partenza. Possono venire da contesti dove ci sono persone con disabilità ma anche da altri in cui non ve ne sono. Una delle ragazze selezionate è filosofa e fa la fotografa.
Deve avere una gran dote di empatia. Vivere la sessualità in maniera serena. Come il proprio corpo. Capacità di ascoltare. Grande pazienza. Poi ci sono i test fatti da Fabrizio Quattrini, responsabile dell’istituto italiano di sessuologia scientifica di Roma.
D: Per quanto sia difficile a causa dell’italica ipocrisia i Disabili sono grandi fruitori del mondo della prostituzione. Non pensi che sarebbe molto più logico attingere da un mondo che per mestiere non avrebbe alcun problema a educare prima e fornire il servizio poi? Tutti desideriamo l’amore della nostra vita, non credo vi sia nessuno che desideri sostituire questo desiderio a una eterna frequentazione del mondo della prostituzione, ma se non capita di trovare l’anima gemella cosa facciamo se non abbiamo previsto delle facilitazioni per raggiungere quella professione proibita ma non fuorilegge?
R: Intanto non è vietato andare a prostitute. Poi anche le prostitute possono iscriversi ai corsi e se ritenute idonee diventare assistenti sessuali. Accade così anche in Svizzera e Germania. Per avere invece accesso alla sola prostituzione non devi chiedere a me ma a chi fa le leggi. Magari un giorno sarà più semplice accedervi. Mi occupo però di un ruolo diverso. Già è complicato questo. Una cosa alla volta.
D: Ribadisco la mia paura in altre parole. Ho come l’impressione che state organizzando una missione in Africa con 4 o 5 pasti caldi per dei bambini affamati che però, dopo, dovranno sbrigarsela nel trovare il cibo. Sbaglio? Mi sembra rischioso e crudele fare annusare ciò che non si ha senza prevedere come si potrà garantire il prosieguo di una nutrizione che non è solo fisica ma è anche spirituale perché fa bene all’anima.
R: Capisco le paure ma ognuno deciderà per sé stesso. Ho già spiegato che gli operatori puntano a un miglioramento della vita del disabile sotto l’aspetto anche di una maggior possibilità di avere relazioni di tipo comune. Se questo non avviene non si può inventare dal nulla. Dire però che non vale la pena vivere delle emozioni che poi potrebbero non ripetersi, sinceramente mi pare una visione alquanto triste della vita. Almeno per me io vorrei vivere delle emozioni fossero pure le sole in tutta la mia vita. Immagino sia così anche per chi non ha pasti caldi.
D: Non era meglio puntare alla figura dell’Assistente Sessuale passando prima dalla pretesa che venisse legalizzata la prostituzione per porre le basi legittime di un servizio che sarebbe risultato molto più fruibile? Non solo, avreste anche creato cultura facendo accettare all’Italia qualcosa di necessario per molte famiglie all’interno delle quali si esercita “l’incesto terapeutico” per soddisfare le esigenze del figlio Disabile perché né dallo Stato né dalla Chiesa vi è l’apertura nei confronti di una prostituzione che potrebbe evitare peccati ben più gravi dell’ipocrisia italiana.
R: Se non si capisce che sono due figure diverse si ripeterà la stessa domanda in loop.
D: Le domande che ti ho proposto possono farmi passare come un tuo “nemico” mentre invece sono un tuo sostenitore ma che in veste di Disabile 52enne non più vergine non riesce a comprendere quale utilità possa avere un progetto scritto in forma limitata e discriminatoria anche nei confronti di molti Disabili. Mi spiego meglio, il fatto che un Disabile possa esercitare forme di autoerotismo non dovrebbe escluderlo dal poter richiedere l’intervento di un’Assistente Sessuale che, con la sua presenza, può cancellare le paure di unirsi a un corpo altrui. Quindi mi sembra tutto molto teorico e fortemente lontano dalla totalità dei Disabili che hanno spesso necessità proprio di un Assistente Sessuale.
R: Ti ringrazio molto di sostenermi nonostante le perplessità. Ho già risposto sopra sulla questione della “teoria”.
D: Siete veramente convinti che il Parlamento italiano possa legiferare una legge che definisca i soggetti operatori, in questo caso gli Assistenti Sessuali, come dei masturbatori per Disabili? Non pensi che sia difficile anche per chi eserciterà definire la propria professione in un’Italia ipocrita, falsa e bigotta? Cosa potrebbe rispondere un Assistente Sessuale a cena con il proprio partner alla domanda: “Cosa fai di mestiere”?
R: Risponderà che fa l’assistente sessuale. Per la questione della legge non lo so se andrà avanti o no. Spero che chi la deve giudicare conosca questa figura. Se così è sarà più facile ed eviteremo semplicistiche definizioni.
D: Il vostro progetto, se diventerà legge, potrebbe essere ciò che oggi è il progetto “Vita Indipendente”: qualcosa di insostituibile ma che si ha solo in poche provincie italiane. Non pensi che possa essere un progetto che vivrà solo in alcune zone di Italia grazie alla lungimiranza di pochi singoli? Oppure pensi che in un’Italia in cui mancano i soldi per mandare a scuola i Disabili si possano formare sull’intero territorio nazionale e si possano rendere disponibili tutti gli Assistenti Sessuali per il popolo dei Disabili?
R: Troppi timori non portano a far nulla. Preoccuparmi se saranno solo alcune regioni e non tutte non penso sia utile in un momento in cui per adesso nessuno lo fa. Intanto partiamo da chi vorrà proporla poi vedremo. Sarebbe già una rivoluzione per il nostro Paese.
D: Max, ti voglio proporre l’ultimo dei miei timori che deriva proprio dal fatto che le risorse umane non attingeranno dal mondo della prostituzione. Sono stato impegnato per molti anni nel sociale e ho potuto conoscere moltissime persone. Alcune di queste fantastiche, altre con problemi seppure impegnate in azioni di volontariato che erano per loro necessarie per completare la loro vita che in qualche modo viveva gravi carenze. Il mio timore è che vi saranno persone che vedranno in questa professione l’opportunità di fare ciò che non riescono normalmente e che quindi si traducano in figure pericolose perché malate. Come pensate di tutelare un Disabile, un corpo indifeso, nei confronti di un potenziale Assistente Sessuale che potrebbe essere tale spinto da personali depravazioni o semplici necessità per vivere ciò che non potrebbe altrimenti?
R: Scusa ma secondo te la selezione ed i corsi a che servono? Vi rimando al libro “LoveAbility – L’assistenza sessuale per le persone con disabilità” dove si spiega la selezione dei candidati. Mi pare basta e avanza per evitare depravati o motivazioni non idonee. In Svizzera su 160 richieste ne hanno accettate 12. Siamo i primi a essere attenti a questi pericoli. Mi pare il minimo.
D: Max, facci una chiosa che possa cancellare ogni nube che io ho posto sul tuo progetto, non perché non ci creda ma per quanto ti ho proposto nelle domande precedenti.
R: In primis si sa che chi vuole tenere la testa tra le nubi l’avrà pure se scrivo un’enciclopedia sul tema. Questo progetto fa parte di un progetto più ampio dove si cerca di portare all’opinione pubblica la consapevolezza che le persone con disabilità possono vivere l’affettività e la sessualità in modo soddisfacente per sé e per il proprio o la propria partner. Ci sono però situazioni molto gravi dove c’è bisogno di un aiuto in più in un contesto dove di aiuti non ne hanno mai avuti. Sarà poi una scelta personale decidere se questa figura faccia al proprio caso o no. Lasciamo decidere alle persone stesse. Chi non crede sia utile non la richiederà. Semplice, no?
Un caro saluto.
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