Se per i cani – e gli altri animali domestici – l’attenzione al problema abbandono è sempre vivo, per i Disabili non vi è alcuna visibilità mediatica relativa al “problema estate”. Chi ci affiancherà durante le ferie della nostra Assistente Personale? Badante o Assistente Personale: di chi stiamo parlando?
Il 23 luglio del 2015 scrissi un’editoriale dal titolo “Estate 2015: Cani battono Disabili 10 a 1” che così sottotitolava: «Personalmente sono un amante degli animali e ho tre cagnette per le quali farei di tutto, ma sono anche un Disabile che non può non notare come vi sia una maggiore attenzione per queste bestiole rispetto a una altrettanto indifesa categoria: noi, i Disabili.»
A quattro anni di distanza nulla è cambiato, nessuna battaglia è stata condotta dal mondo associativo, neppure da quelle realtà super patologia come FISH, ENIL Italia e… che dovrebbero essere più vicine a due concetti, a due realtà: le necessità dei Disabili e la loro Vita Indipendente. Ho usato il termine necessità e non diritti perché i Disabili vivono reali necessità e quelli che vengono chiamati diritti dovrebbero essere semplici attenzioni connaturate nella società, in quella stessa che è tutta a rischio disabilità.
Prima di giungere all’oggetto di questo articolo è anche doverosa una domanda: «Anziché creare un Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità non era più utile creare – anche con una diversa missione – una Commissione Nazionale per la soluzione delle problematiche correlate alla disabilità?»
A voi la risposta…
Il pregiudizio originale
«Se sono Disabili ci sarà ben qualcuno che si occupa di loro?»
Questa riflessione sbagliata ha un peso importante in ambito di pregiudizio originale – di fatto un peccato – che solleva le persone anche solo dall’equipararci ai cani (povere bestiole indifese).
Il terreno della cultura in ambito disabilità è piuttosto arido se gli atteggiamenti mefistofelici affondano le loro radici nella convinzione che il Disabile è comunque gestito da qualcuno.
È questo il pregiudizio originale: aver fallito nella gestione della comunicazione come fonte di una rinnovata cultura mentre invece abbiamo preso ad esempio evangelico la “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità” che è un documento da riscrivere nel rispetto dei Disabili e del concetto stesso di convenzione, un documento dai contenuti a dir poco imbarazzanti.
Chi è la Badante o Assistente Personale?
Ne parlo al femminile in virtù di una maggiore quota di mercato sebbene vi siano anche Assistenti Personali maschi.
È impossibile dare una risposta a questa domanda sebbene sarebbe interessante. Per avvicinarci alla definizione di un profilo, di un identikit, dovremmo forse porci un’altro quesito, ossia: «Chi vorremmo che fosse la nostra Assistente Personale?»
Questa nobile professione non è formata da studi specifici, la qualità professionale è direttamente proporzionale ad alcuni fattori che sono:
- La cura che la persona ha di se stessa
Una persona che si prende cura di se stessa, con molta probabilità si prenderà buona cura anche di voi. - L’eleganza nel vestire
Ci si piò vestire anche di stracci ma se saranno indossati bene, con molta probabilità anche il vostro abbigliamento vi verra messo e gestito con cura. - Essere socievole
Cresceranno le possibilità di avere accanto una persona con cui vivere dei momenti di chiacchiere e di tutto quanto due persone potranno e vorranno condividere. - Essere di mentalità aperta
Per gestire un corpo che ha bisogno di tutto non si possono avere forme di pudore eccessive o altri freni mentali, culturali o di matrice religiosa che renderebbero ingestibili al meglio operazioni accurate di igiene personale o… - L’amore verso la propria professione
È forse la qualità principale che annienterà molti problemi sul nascere.
Ho precedentemente affermato che questa professione «… non è formata da studi specificI,…». È doverosa una precisazione. Vi sono persone che hanno frequentato e superato il corso da OSS – Operatore Socio Sanitario – e che quindi sono state preparate alla gestione e alla cura di “pazienti” che possono avere anche bisogno di figure preparate in ambito para-infermieristico.
Se da una parte il corso da OSS professionalizza, dall’altra non induce gli studenti a sviluppare la capacità di discernere fra macro realtà molto distanti fra loro: un Disabile, nella maggior parte dei casi, rappresenta una realtà ben diversa da un Anziano allettato e in casa di riposo. Intervengono quindi delle deformazioni professionali inaccettabili per la maggior parte dei Disabili; un esempio fra tutti: non è minimamente concepibile lavare il volto ad una persona usando i guanti in lattice, oltre che avvilente, le mani non scivolano sul volto… Provate a chiedervi: «Chi andrebbe mai a mettersi i guanti per lavare il viso del nipotino caduto in una pozza di fango o il corpo del partner in una doccia a due?»
A prescindere dal tipo di legame – zia, partner o disabile – il guanto è solo giustificabile nei casi in cui vi sia un accertato problema di contagio o nel caso – legittimo – in cui si debba intervenire nella pulizia di un sedere che abbia appena defecato.
Una valida Assistente Personale è quindi una persona in grado di osservare, capire, comprendere e agire in virtù della situazione che le si presenta. Tutti sono in grado di lavorare ad una catena di montaggio, non tutte le persone sono anche solo in grado di comprendere il loro valore quando affiancano un loro simile che è solamente tecnicamente depotenziato.
Chi comprende questo ultimo punto è una professionista!
Come si può ricercare una Assistente Personale?
Dal 2007 vivo solo, ovvero in assenza di famigliari perché passati a miglior vita. in più di 10 anni ho avuto differenti persone, anche in veste di sostitute, che mi hanno portato a una conclusione: occorrerebbe giungere a un “albo” professionale.
Questa tesi lo ampiamente sviluppata nel libro “Riprogettiamo il D-Mondo” è si fonda sulla consapevolezza che non basti avere fortuna con la persona che ci affiancherà; occorre anche che l’Assistente Personale abbia una preparazione di base che sia per metà culturale e per l’altra metà tecnica. Nel momento in cui un Disabile sceglie di iniziare un’avventura con una nuova Assistente Personale di fatto si consegna nelle sue mani. Questa persona determinerà la qualità della vita di chi affianca, è una grande responsabilità che richiede rispetto, sensibilità e acume da entrambe le parti.
Ma veniamo al dunque.
Ricerca personale diretta
Attraverso conoscenze, annunci Web, centri che agevolano l’inserimento lavorativo e altre soluzioni si può conoscere chi ci affiancherà.
La scelta e quindi la gestione diretta dell’Assistente Personale comporterà degli oneri non solo economici, come:
- Assunzione
- Gestione ore, buste paga e contributi INPS; sarà quindi meglio farci seguire da un Commercialista specializzato nella compilazione di buste paga.
- Gestione bonifici a saldo degli stipendi, pagamento bollettini MAV (contributi) e saldo fatture Commercialista.
- Varie ed eventuali, non ultima l’eventuale chiusura del rapporto lavorativo.
Ricerca tramite agenzia
Internet offre l’opportunità di conoscere molte agenzie che vi seguiranno nella ricerca della persona più idonea alle vostre esigenze. Una volta individuata l’Assistente Personale non vi resterà che:
- Sottoscrivere il contratto con l’agenzia.
- Saldare all’agenzia le fatture periodicamente emesse che copriranno ogni tipo di costo: servizio, salario, contribuzioni e…
Pro e contro delle due soluzioni
La gestione diretta ha certamente delle peculiarità per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. L’inevitabile, ma anche giusto, costo d’agenzia potrà essere due cose: un vostro risparmio o una più alta retribuzione che potrete usare per fidelizzare una persona che per voi vale molto.
Lo svantaggio per una gestione diretta è la mancanza di copertura in caso di malattia, infortunio o ferie dell’Assistente Personale che, invece, l’agenzia vi rimpiazzerebbe con una sua persona di fiducia.
Una gestione affidata a un’agenzia avrà certamente un costo maggiore, ma vi offrirà un’attività di pronto intervento estremamente utile per chi non può gestirsi in autonomia. Se il costo in più è ragionevole e sopportabile, avvalersi di una agenzia potrebbe sollevarvi da molti problemi; tanto più se l’agenzia è gestita da persone attente che comprendono il valore di un rapporto che potrebbe offrire loro un lungo e interessante flusso di cassa.
Oltre ai pro e ai contro c’è il fattore “C” – iniziale di fortuna – che determinerà il buon incontro, la conoscenza di quella persona o agenzia che ci migliorerà la vita.
State solo attenti a chi – in entrambi i casi – anche solo suppone di poter considerarvi meno di quanto valete per enfatizzare una falsa vicinanza basata su puerili stereotipi come quello di darvi del «Tu» di primo acchito o affermare dopo soli 60 secondi di conoscenza «Ho già capito tutto!»
Chi lavora sbaglia, è inevitabile, ma non tutti gli errori sono da mettere sullo stesso piano…
Quest’anno, per la prima volta, ho scelto di avvalermi di una agenzia. Un test che ho scelto di fare con Assistenza alla Famiglia perché mi è stata offerta la pazienza per cesellare quei dettagli che mi dovrebbero portare a conoscere l’Assistente Personale giusta per le mie esigenze.
Voi sapete quanto me che un cambio di mano è sempre gravoso da gestire, è quindi fondamentale cercare di non sbagliare…
Il valore del binomio Disabile / Assistente Personale
Una Assistente Personale è colei che tramite il suo lavoro ci offre serenità e autonomia. È una persona che deve ricevere e dare rispetto. È uno dei pochi casi in cui il “Datore di lavoro” e il “Dipendente” si trovano così correlati da sperare in un rapporto quasi simbiotico.
La buona sorte per un simile binomio è figlia di una intelligenza che non porta a sopportare per l’uno e solo a lavorare per l’altra, ma soprattutto conduce a una intelligenza partecipativa.
La “credibilità” di un datore di lavoro Disabile
«La madre dei cretini è sempre incinta!» è una delle frasi che ricorrono nelle trasmissioni di un grande giornalista: Maurizio Costanzo. Siccome Costanzo ha ragione, spesso si attribuiscono gratuitamente a un Disabile fisico anche dei deficit intellettivi. Tra furbizia e stupidità questo scivolone quasi sempre spezza le gambe a un rapporto che poteva andare più che bene.
Siccome la conoscenza di una persona è tutt’altro che un affare semplice è bene che non si dia mai per scontato nulla. Sviluppare una intelligente curiosità potrà portare alla conoscenza di una persona che potrebbe avere grandi storie da raccontarvi, proprio come tante ne potrebbe ascoltare.
In conclusione
Per molti di voi questo articolo parla di un rapporto di lavoro, per me, e per molti Disabili, invece si sta parlando di un rapporto umano nato sul terreno del lavoro. Per chi non vive la disabilità è forse difficile comprendere una sfumatura quasi impercettibile e forse atipica. Resta il fatto che così è.
L’augurio e sempre il medesimo e vale tanto per il Disabile quanto per l’Assistente Personale: «Speriamo che il fattore “C” – iniziale di fortuna – ci faccia conoscere la persona giusta!»
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