Face ID + Siri + AirPods 2 = una usabilità e accessibilità quasi perfetta per la D-Utenza. Cosa manca a iOS e macOS per potenziare Siri?
Aggiornato il 27/05/2019 con l’aggiunta della sezione «Siri e touch, una delle funzioni che mancano di più».
Versione in inglese a cura di Giovanna Roth.@CFFollis
«Come farci sempre più amica la tecnologia» è il titolo del capitolo che nel libro “Riprogettiamo il D-Mondo” affronta l’argomento di questo articolo giungendo a una conclusione: i Disabili debbono essere maggiormente Protagonisti per coadiuvare le scelte e l’orientamento tecnologico.
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La storia della Domotica ci insegna come partendo dalle esigenze dei Disabili sia possibile migliorare la vita a tutti. I primi sistemi di controllo ambientale servivano ai Disabili per gestire al meglio la propria casa interagendo con porte d’ingresso, elettrodomestici, avvolgibili, letti, TV e videoregistratori e tutto quanto poteva essere assoggettato al comando vocale o impartito tramite soffio o ancora tramite switch e sistemi di scansione.
Dopo circa tre decenni siamo giunti alla casa smart e con pochi euro possiamo comandare una presa smart che accenderà o spegnerà ciò che dobbiamo gestire. Lo smartphone è diventato il centro di controllo mobile delle nostre esigenze.
Paradossalmente si stanno però dimenticando le esigenze dei Disabili quando si immagina l’evoluzione dei prodotti – hardware e software – e dei servizi. Perché capita questo? I produttori di sistemi evoluti sono cattivi? Ci vogliono male?
No, certo che no!
Il problema sta nel fatto che nella ricetta del futuro perfetto spesso manca un ingrediente: il protagonismo dei Disabili.
L’intento di questo articolo è chiedere ad Apple un’evoluzione dei suoi sistemi operativi per renderli sempre più vicini a tutta la D-Utenza.
Ultima premessa: per motivi di competenze personali parlerò solo dei prodotti Apple, i concetti sono però universali e quindi non si sentano dimenticati gli utenti Android o…
… e fu touch
Ormai più di un decennio fa iniziò un processo innovativo che vide la decisa affermazione dei sistemi touch. Steve Jobs dichiarò una grande verità esprimendo il concetto che le dita dell’essere umano sono le migliori periferiche (pennini) mai create.
Se però un Disabile le dita non le usa o le usa con difficolta o ancora distonicamente, come si può interagire con il dispositivo – smartphone o tablet – al meglio e con efficacia? Quanto è logico che questi dispositivi siano spesso privi della possibilità di abbinarli a periferiche esterne come mouse, trackball e…?
Una di queste contraddizioni – parlando di Apple – potrebbe essere risolta durante la WWDC 2019 – Worldwide Developers Conference – che il 3 giugno prossimo potrebbe svelare un iOS 13 in grado di permettere l’abbinamento di mouse, touchpad etc. agli iPad e agli iPhone. Questa è la speranza di molti.
iPhone X, la svolta del Face ID
Il 12 settembre 2017 qualcosa sarebbe cambiato per sempre. Con la presentazione di iPhone X Apple introduceva il Face ID, ossia un sistema di riconoscimento facciale in grado di identificare il proprietario dell’iPhone che avrebbe avuto accesso al dispositivo senza più avere la necessità di digitare il codice di sblocco o autenticarsi mediante impronta digitale. Queste due vecchie procedure erano molto gravose per un Disabile distonico quale sono io, per esempio, a causa di una Tetra Paresi Spastica.
Face ID fu da subito uno strumento di indipendenza, ma non era solo…
Siri, voce e orecchio di iPhone, iPad e Mac
Siri è quello che il mondo definisce come “Assistente vocale” benché sia molto di più visto che oltre a parlare, ascolta e interpreta le nostre necessità; ecco perché e più un “Assistente Personale”.
Siri è anche una esecutrice di comandi, se pronunciate «Ehi Siri, lancia Safari» vedrete aprirsi Safari. Gli esempi potrebbero essere molti.
Il valore di Siri è stato sottolineato nel 2018 con il rilascio di una nuova applicazione che per noi italiani è Comandi. Perché è importante Comandi?
La risposta è semplice: Comandi consente di creare delle “azioni” (micro App di utilità) che possono essere richiamate vocalmente tramite Siri.
Se io avrò programmato o scaricato un certo Comando sul mio iPhone o iPad potrò pronunciare «Ehi Siri, “Portami a casa”» e otterrò il percorso stradale per giungere a casa mia perché il sistema – tramite il Comando “Portami a casa” – rileverà dove mi trovo e calcolerà il percorso.
Tutto ciò è fantastico!
C’è però un grosso “ma”; a oggi non è possibile gestire delle necessità di base che, proprio in quanto tali, e forse anche perché banali non sono state previste dal Team di Apple che fa crescere Siri.
Siri e le “parole mancanti”
Come ho già scritto, gli ingegneri Apple, e non solo, non sono cattivi, semplicemente non sono Disabili. Ecco perché le grandi società – che se lo possono permettere – dovrebbero investire in un Team di D-Consulting.
Siri prima e poi Siri in abbinamento a Comandi – per quanto mi è stato confermato – ad oggi non può svolgere delle operazioni primarie. Vediamo quali:
- Non può condurci alla Home
In altre parole non è possibile chiedere «Ehi Siri, vai alla Home». Oggi con Face ID e Siri posso sbloccare l’iPhone ma per arrivare alla Home dovrò agire fisicamente sul display tramite uno scorrimento verso l’alto. È logico? No! Sarebbe sufficiente introdurre una preferenza di sistema dal titolo «Dove vuoi trovarti dopo lo sblocco di iPhone?»; un menù potrebbe proporre delle destinazioni logiche come “Home”. - Non posso rispondere a una chiamata o terminarla
È questa l’apoteosi dell’assurdo. Siri, strumento di eccellente usabilità, non mi permette di rispondere a una chiamata per poi terminarla uscendo dalla App.
Tutto ciò non ha veramente senso!
È ancor più illogico se pensiamo che il “Centro di controllo telefonico” da tempo gestisce, centralizzandole, anche altri tipi di chiamate come quelle provenienti da WhatsApp giusto per fare un esempio.
Mi sono limitato a due esempi di base, ma importanti, per proporre una soluzione a una immotivata limitazione di Siri.
Siri e touch, una delle funzioni che mancano di più
Con le ultime versioni di iOS, tanto più in abbinamento con gli ultimi modelli di iPhone – dall’X in poi – per chiudere le App aperte bisogna scorrere verso l’alto per porle in uno status di pre chiusura, poi trascinando verso l’alto la schermata miniaturizzata della App si determina la chiusura della stessa.
Se si attribuisse a uno scorrimento verso il basso la chiusura non di una ma di tutte le App, si otterrebbe un alleggerimento delle azioni a carico dell’utente che, con un solo gesto, chiuderebbe tutte le App aperte in quel momento. Sarebbe comodo per tutti gli utenti e quindi a maggior ragione per quella D-Utenza – D-Users – che è rappresentata dai Disabili che hanno i propri limiti d’azione.
L’introduzione di un simile comando di chiusura multipla sottintenderebbe la possibilità di associarvi un comando vocale univoco usando le procedure descritte nell’articolo. Va ricordato che, ad oggi, Siri non è in grado di chiuderci anche solo una singola App.
Anche questa implementazione sarebbe una eccellente evoluzione per tutti e non solo per chi è Disabile.
Siri e le mie parole in più [+]
Quanto segue tiene presente, fra le altre cose, che molti Disabili non hanno una parlata fluida e chiara. Io, per esempio, rappresento già uno di questi casi sebbene non abbia problemi a farmi capire dai miei simili.
Ecco perché occorrerebbe un’area nella quale impostare delle azioni in funzione a un testo di riconoscimento (che non sarà il titolo del comando) e alla possibilità di istruire Siri sull’abbinamento/riconoscimento fonetico in base a quella determinata stringa di testo.
Questo consentirebbe di generare delle istruzioni verbali correlate a un testo non necessariamente logico, ma con la funzione di ancorare a una parola, o frase, inesistente un comando univoco.
Nella lingua italiana termini come «Telsi» o «Xtel» non esistono, tuttavia la sequenza delle lettere associata a una personale fonetica genererebbe un comando veloce.
Personalmente tengo l’iPhone X in verticale su una base di ricarica wireless che è accanto alla tastiera, avendo difficoltà a usare le mani oggi succede che:
- squilla l’iPhone;
- se sto lavorando al Mac, con un click rispondo dal Mac;
- se il Mac è spento, giro la testa, sblocco l’iPhone tramite Face ID, prendo fra i denti una penna per iPhone e tocco il display per accettare la chiamata, poso la penna che ho fra i denti (che mi impedirebbe di esprimermi in maniera comprensibile) e inizio a parlare;
- tutto questo, sempre che durante quei vari secondi il chiamante non abbia desistito terminando la chiamata.
Nel caso invece Siri fosse in grado di riconoscere la mia volontà correlata, per esempio, a «Telsi» succederebbe che:
- squilla l’iPhone;
- giro la testa verso destra, sblocco l’iPhone con Face ID, pronuncio «Ehi Siri, “Telsi”»;
- e parlo.
NOTA: nel secondo caso non suderei la camicia e non mi spaccherei i denti (non sto ironizzando) su un tubetto di metallo che deve condurre corrente perché il touchscreen è di tipo capacitivo.
Non dimentichiamo che molti Disabili hanno seri problemi di parola. Un sistema in grado di recepire un’istruzione vocale più volte ripetuta e confermata alla fine (coma avviene quando si attiva Siri per la prima volta) è un sistema in grado di riconoscere un semplice suono – anche gutturale – che però consente di agire.
Si potrebbe pensare: «Se non può parlare, che necessità ha di rispondere al telefono?»
Un genitore, un altro famigliare o un amico potrebbe anche solo volerci dire: «Tra 10 minuti sono a casa!»
Per i motivi detti e per molti altri, è auspicabile che Siri possa essere programmabile nell’esecuzione di istruzioni semplici, ma veramente utili a tutti.
Se la App Comandi – in inglese Shortcuts – è fortemente amata dagli utenti, rendiamola ancora più utile a beneficio di chi fa già molta fatica nel gestire le azioni più semplici della quotidianità!
“Magia” di AirPods 2
A sostegno di quanto scritto, sono da poco giunti sul mercato gli AirPods 2. A differenza del modello precedente supportano Siri. In altri termini, è possibile impartire un comando a Siri partendo dall’auricolare che trasmetterà la nostra richiesta al dispositivo abbinato.
Questa innovazione è stata celebrata da tutti perché oggettivamente comoda. Siccome Apple possiede tutto l’hardware e il software occorrente, perché non implementare l’idea proposta da questo articolo?
Sono convinto che Apple non avrebbe nessun problema a realizzare quanto le chiedo a nome di tutti, di tutti i Disabili e quindi del D-Mondo.
Il problema è far giungere ad Apple questa richiesta di aiuto, di evoluzione del suo iOS e forse anche di macOS.
Non dimentichiamoci di macOS (OS X)
Siri opera anche in macOS, è quindi facile comprendere come una tale soluzione potrebbe essere grandemente utile nello strumento di lavoro per antonomasia: il computer, il Mac.
La soluzione che ho descritto potrebbe essere paragonabile, su Mac, a una versione vocale di TextExpander tanto più se Comandi giungesse su macOS.
Bisogna anche considerare che oggi il computer è lo strumento più vicino alla stragrande maggioranza dei Disabili proprio perché, ad oggi, è l’hardware a cui si possono collegare tutte le varie periferiche che offre il mercato e che, in molti casi, hanno una valenza di ausilio nel diretto uso della macchina da parte di chi vive una qualunque disabilità.
Oltre il minimalismo comunicativo
Disabili DOC non è una testata specializzata in tecnologia, computer o smartphone e tablet. Ho scelto quindi di proporvi l’ABC di un’idea più articolata. Descrivo praticamente solo l’operatività lato utente a “comandi” impostati.
L’aspetto relativo a come questa parte aggiuntiva di iOS o di Comandi dovrebbe essere pensata per essere il più fluida possibile, soprattutto se gestita da un Disabile, è un argomento più complesso che va spiegato agli ingegneri Apple, gli unici in grado di realizzare questo progetto.
In conclusione
Alla base di una evoluzione tecnologica che possa essere veramente di tutti occorre che le differenti competenze dei Disabili guidino, completino, la visione di futuro che sta per essere scritta o che comunque lo sarà.
I Disabili debbono trasformare le loro differenti disabilità in un valore aggiunto che accresca il sapere generico, quello standardizzato dalla normalità.
Questo anche perché la disabilità non verrà mai sconfitta e potrà essere anche di chi mai l’avrebbe immaginato possibile come evento della propria vita.
L’attenzione che ci diamo o che riceviamo è – di fatto – una polizza assicurativa sul futuro di tutti!
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