Pillole di “Riprogettiamo il D-Mondo – Tuteliamo il futuro dei Disabili e di chi potrebbe diventarlo” per comprendere meglio le basi sulle quali bisognerebbe riprogettare una cultura sociale e giungere a soluzioni mai conquistate.
Parte XI
Lavoro
Riflessioni su come i Disabili possono – e potrebbero – inserirsi meglio nel mondo lavorativo come dipendenti o lavoratori autonomi
Capitolo 35
Principi costituzionali
Anche i principi costituzionali devono fare i conti con la realtà. Cosa diviene il diritto al lavoro in una realtà che non ha più lavoro da offrire a tutti?
Se poi il lavoratore è un D-Lavoratore cosa può succedere?
Capitolo 36
Lavoro dipendente
Fra diritti e realtà, considerazioni e storie reali su una integrazione lavorativa pensata male, ma spesso salvata da qualche illuminato dirigente d’azienda o imprenditore.
Capitolo 37
Lavoro autonomo
Una delle molte metastasi di un cancro culturale e la visione del Disabile come creatura sempre dipendente da altre persone.
Sicuramente il Disabile, per colmare i deficit derivanti dalle ridotte capacità residue, deve avvalersi di aiuti esterni; ciò non significa che non sia in grado di gestire un lavoro che egli stesso può dimensionare in base alle proprie capacità. Anzi, da questo deriverà una ricchezza sociale determinata dalla necessità di avere dei dipendenti che lo supportino in ambito lavorativo.
Occorrono però normative oggi mancati.
Parte XI – Sezione III
Progetti per la D-Imprenditoria
Soluzioni di equità finalizzate a equiparare i risultati dei D-Imprenditori a quelli di chi fa imprenditoria senza aggravi finanziari dati dalla propria disabilità
Capitolo III.1
D-Persone giuridiche & Co.
Un Disabile che fa impresa è un D-Imprenditore o D-Libero Professionista che crea benessere, posti di lavoro e quindi ricchezza sociale.
Sono però necessarie delle discriminanti che consentano al Disabile di ammortizzare i super costi propri di chi fa impresa disabilmente.
Capitolo III.2
BLD – Banca per il Lavoro dei Disabili
In questo capitolo racconto di un progetto bancario unico nel suo genere che pensai io e che divenne realtà grazie alla fiducia che ricevetti dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Banca San Paolo di Torino.
Il progetto ebbe vita breve a causa di una fusione bancaria che portò alla cancellazione di molti progetti solidali.
Per un breve periodo si visse un’evoluzione culturale che – per quanto ne so – resta ineguagliata.
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