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Disabili: un San Valentino fra normalità, solitudine, rinunce ed Escort

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Vi sono feste che sollecitano gli animi di ognuno, San Valentino è quella che fa sognare gli innamorati e anche chi amerebbe amare. Com’è stata vissuta dai Disabili?

Vi sono feste che più di altre colpiscono la sfera emotiva di ognuno di noi. C’è anche chi non si sente coinvolto perché le ritiene giornate come tutte le altre ma la maggior parte delle persone cedono a quell’atmosfera che in diversi giorni dell’anno caratterizza svariati appuntamenti a tema.

San Valentino si festeggia il 14 febbraio, quindi lo abbiamo festeggiato ieri, ed è la festa degli innamorati, il giorno in cui chi prova amore per un partner lo manifesta enfatizzando quanto esterna quotidianamente. È forse anche la festa dell’amore, quindi c’è anche chi si lascia coinvolgere da quei rapporti familiari o di amicizia che non sempre rappresentano il legame che c’è fra una coppia ma che comunque è un sentimento forte e sincero che certamente è alla base di un vivere sereno e felice.

Come hanno vissuto i Disabili San Valentino?

A questa unica domanda bisogna dare molte risposte, tante quante possono essere le sfaccettature di massima del vivere disabilmente. Proviamo quindi a immaginare i differenti San Valentino che si sono consumati ieri e che, certamente, saranno stati testimoni di emozioni molto diverse fra loro.

Iniziamo con quei San Valentino molto normali, forse anche banali ma nel contempo fantastici come quelli vissuti dai più. Un certo numero di Disabili vivono relazioni stabili e felici, e certamente avranno avuto modo di esaltare la loro unione attraverso i soliti rituali festaioli che si vivono in questa occasione. Regali a forma di cuore, peluche con scritte “ti amo”, una cena al ristorante e un dopo cena all’insegna di un’affettività che esiste e viene esaltata dal momento.

Vi sono poi quei Disabili che non hanno una vita di coppia ma che forse l’hanno avuta o forse no. Quelli che se si sentono coinvolti della festa vivranno certamente il sogno di quanto manca, il desiderio di una vita in comune, il desiderio di una “banalità” che offra loro quelle garanzie “del cuore” e che colmi quelle lacune che altrimenti fanno male tanto più in momenti come il giorno di San Valentino.
I Disabili poi che non hanno mai vissuto una relazione, in queste occasioni, vivranno quella solitudine che sarà pure quotidiana ma che si manifesta più prepotentemente quando si sente la necessità di avere qualcuno accanto per sedere, ad esempio, al tavolo di un ristorante per festeggiare se stessi e la persona che si ama.
Scattano quindi quelle rinunce forzate vissute da chi per quanto intraprendente non può vivere San Valentino in quanto festa da condividere con la propria metà. La rinuncia può essere romantica perché si pensa all’amore più alto, quello di una coppia che è costruita sui più caratteristici stereotipi ma vi è anche la rinuncia di chi non potrebbe vivere affettività alternative perché troppo Disabile per gestirle come vorrebbe.
Forse San Valentino dovrebbe anche essere la festa di chi si sa amare non rinunciando costantemente a quanto manca ma rincorrendo il sogno o anche semplicemente, per quanto non auspicabile, il suo surrogato.

Ci sono poi quei Disabili che pur essendo tali e riuscendo a vivere una propria autonomia in maniera più disinvolta degli altri scelgono di festeggiare San Valentino con l’ausilio di un “amore surrogato” che può giungere dalle prestazioni di una prostituta o prostituto.
Chi fa questa scelta è chi solitamente si avvale dell’affettività mercenaria anche durante il resto dell’anno sebbene in alcuni casi vi sia un unico sfogo in occasione, o nelle vicinanze, di particolari occasioni come appunto San Valentino.
Il mondo della prostituzione, i servizi Escort, sono da sempre un fornitore primario per il D-Mondo. In Italia la prostituzione non è regolamentata, non è legalizzata ma non è nemmeno posta fuorilegge. Si configura quindi una realtà ambigua che spesso restringe ancor più il campo dei Disabili che possono fruire di questo mondo mercenario. Infatti non si condanna chi esercita ma si persegue il cliente che può essere punito con una multa e probabilmente anche con una segnalazione “motivata” che giungerà al proprio domicilio. Questo atteggiamento immorale di chi esercita la legge ha fatto si che negli ultimi anni molti Amici dei Disabili smettessero di accompagnarli a consumere un’ora di piacere perché si è innescato il timore di essere fermati, multati ma soprattutto di dover spiegare a un’eventuale moglie o compagna che quella sanzione la si è presa perché si stava facendo del bene, perché si stava supportando chi non poteva agire se non grazie a un aiuto.
Molti Disabili hanno quindi perso, per questo motivo, l’amico o l’amica che li portavano “a destinazione”.
Con l’avvento di Internet – e per ovviare in parte a questo problema – alcuni Disabili hanno iniziato ad avvalersi di Escort che accettano di raggiungerli nella propria abitazione.
Scelta saggia?
Sicuramente sì se si avrà la fortuna di incontrare una Escort professionale e onesta nonché rispettosa del nostro ambiente, sicuramente no se la persona che scegliamo di incontrare ci prende in giro e forse neppure ci raggiunge a fronte di un pagamento anticipato che per di più include l’onere finanziario della trasferta.
È difficilissimo il primo approccio come è difficilissimo per entrambe le parti capire l’onesta e la disponibilità che Cliente ed Escort possono avere. È anche raro trovare una professionista o un professionista che accetti di raggiungerci nella nostra abitazione perché comunque si recherebbe per la prima volta in un ambiente sconosciuto che potrebbe incutere timore, un senso di mancanza di protezione.
In tutto ciò il romanticismo, il colore rosso di San Valentino si perde in un marasma di problematiche che spesso generano una figura perdente: il Disabile o chi dovrebbe prestargli la propria opera.
Manca tutela nei confronti di entrambi perché semplicemente manca la regolamentazione di un mondo che vive nell’illegalità tollerato perché fa comodo ma punito attraverso scelte stupide esercitate da soggetti ancora più stupidi.

Ieri 14 febbraio anche i Disabili hanno festeggiato San Valentino, come lo sanno solo i diretti interessati. Noi abbiamo solamente la certezza che il giorno di ieri è stato per molti fonte di allegria ed euforia mentre per molti altri è stato un momento per ricordare ciò che si è vissuto ma non si ha più, ciò che non si ha mai vissuto con la paura di non poterlo mai vivere o ciò che per certo non verrà mai goduto da taluni Disabili che hanno, purtroppo, la lucida coscienza della loro situazione.
Siamo anche certi che fra i normodotati vi sia chi ha vissuto male quanto alcuni di noi San Valentino, ma siamo altrettanto convinti che l’essere normodotati, senza vivere i limiti dei Disabili, implichi una capacità d’azione tale per cui molte volte ciò che manca è frutto della carenza di coraggio nel mettersi in gioco.

Una cosa è certa: i Disabili hanno il desiderio di vivere al massimo e spesso singole figure di questa categoria sanno sottolineare quanto un corpo anche Disabile può provare desiderio, voglie e quant’altro ogni corpo può esigere.

Questo articolo è sostanzialmente inutile, non offre la chiave di nessuna soluzione. L’unica sua utilità è forse quella di far riflettere quante volte in un anno si possa vivere più pesantemente la disabilità rispetto ai giorni più comuni del calendario.
Capire questo significherebbe iniziare a porci delle domande e scegliere di modificare regole, normative e quant’altro blocca ancor di più chi già è limitato dalle proprie capacità residue al di sotto di quel 100% che invece rappresenta l’autonomia.

Image Credits: Familydea.it

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