L’editoriale di gennaio è saltato. Erano ancora in corso le festività e i ritmi editoriali erano ridotti come probabilmente anche la vostra attenzione. C’è anche un altro motivo per il quale abbiamo saltato l’editoriale precedente: volevamo che terminassero le festività per avere una completa percezione di quanto i Disabili sono stati protagonisti nei messaggi che il periodo diramava attraverso i differenti media.
Indipendentemente dal fatto che crediate o meno al Natale o che ne siate coinvolti, ogni festività accentua ogni stato. Può aumentare la felicità, la serenità o può far crescere la solitudine e quei sentimenti che quest’ultima alimenta.
Proprio per questo motivo in occasione di certi periodi dell’anno la stampa e i TG ricordano quelle categorie che più di tutte potrebbero patire un momento che altre invece vivono felicemente. Si pensa ai cani che spesso vengono abbandonati nei periodi delle festività o nelle vacanze estive perché la famiglia deve recarsi a fare delle vacanze e il cucciolo che ha dato tanta gioia nei mesi passati diventa un ingombrante fardello di cui bisogna sbarazzarsi.
Quest’anno ha fatto molto parlare un video realizzato dalla TV tedesca che metteva in risalto come il Natale può essere strumento di solitudine per un anziano, per un nonno che ha dei nipoti troppo concentrati sulla voglia di divertirsi anziché sul desiderio di condividere il Natale con quella figura che invece lo vivrà in solitudine dopo aver cresciuto e coccolato i nipotini negli anni precedenti.
Il video è estremamente toccante, racconta la storia di un nonno che pur di avere intorno a se tutti i nipoti si finge morto affinché tutti accorrano a casa per rendere l’ultimo saluto a chi li faceva ballare sulle ginocchia da piccoli. I volti stupiti e tristi dei nipoti vivono la triste notizia e il viaggio che li porterà a casa del nonno dove vi sarà un colpo di scena spettacolare che mostrerà una casa completamente addobbata a festa pronta a ospitare un pranzo di Natale per tutta la famiglia. I nipoti attoniti e sbigottiti alla vista di questa casa così preparata e di un nonno ancora arzillo pronto ad ospitarli comprendono il dramma della solitudine e iniziano a vivere la festività attraverso sorrisi di comprensione che riscaldano la giornata e la rendono felice.
Un lieto fine doveroso e rispettoso di chi ha dedicato una vita alle generazioni più giovani ma soprattutto anche a una tradizione che dovrebbe ricordare chi ci è caro tanto più nei momenti che possono esaltare la solitudine.
Se il video del nonno ha fatto il giro d’Europa, ogni emittente TV ha ricordato i cani, i migliori amici dell’uomo, parlandone in semplici servizi o ricordando speciali edizioni di specifiche trasmissioni a loro dedicate.
Il Natale si festeggia sempre il 25 dicembre, questi atti di umana sensibilità solitamente iniziano a manifestarsi 10 giorni prima e all’incirca durano per l’intero periodo delle festività. Dunque un lasso di tempo che va dal 15 di dicembre al 6 di gennaio, 20 giorni dove – non si sa perché – anche i caratteri più “ruvidi” si ammorbidiscono difronte alla magia di un momento unico nell’anno.
I grandi assenti, non solo quest’anno, sono i Disabili. Di loro non parliamo. Forse non lo facciamo perché non vengono abbandonati sui cigli delle autostrade o perché non sono in grado di curare la regia di una giornata come organizzò il nonno del video.
Oppure semplicemente non ne parliamo perché non appartengono alla nostra quotidianità, ne vediamo pochi nei parchi, quelli che vediamo non ci fanno venire voglia di accarezzarli anzi, c’è ancora chi dice al proprio figlio di non toccare un Disabile perché potrebbe essere infettivo, oppure non ne parliamo perché crediamo che tutti i Disabili vivano egregiamente come quei pochi – in termine percentuale – che incontriamo nei negozi, nei ristoranti od ovunque ci si rechi per vivere dei momenti belli.
A nessuno viene in mente che su circa 3 milioni di persone che vivono la disabilità in Italia ve ne sono moltissime in condizioni disagiate. Non confondiamo il disagio con la carenza finanziaria, con una carenza legata alla disabilità. Spesso il disagio è quello star male che ci fa vivere in base a degli orari prefissati – sempre gli stessi – durante i quali la badante ci veste, ci lava, ci nutre e si prende cura di noi. Forse quegli orari non comprendono le ore in cui ci si vorrebbe recare alla messa di mezzanotte o magari bere anche solo un bicchiere di spumante a casa propria mentre in TV si fa il conto alla rovescia per sapere quanto manca all’anno nuovo.
Circa 2.800 associazioni in Italia più una Federazione non sono riuscite a elemosinare dei passaggi in TV per equipararci ai Cani o agli Anziani. Eppure anche noi abbiamo molte esigenze. Noi non veniamo abbandonati sui cigli delle autostrade, e lo abbiamo detto prima, ma potremmo rimanere soli – o quasi – perché quella santa donna che ci accudisce ha anche lei il diritto di tornare a casa una volta o due all’anno. Chi non viene abbandonato totalmente spesso vive il disagio di doversi affidare a delle mani che non conoscono le abitudini del Disabile, il piacere di mangiare in un determinato modo anziché in un altro, il gusto di sentirsi non solo vestito ma anche ben vestito perché c’è comunque una sostanziale differenza fra indossare solamente dei vestiti e sentirsi a posto.
In questi 20 giorni durante i quali tutti vivono più gagliardamente del solito vi sono persone che debbono gestire l’incubo di immaginare come superare questo periodo. Purtroppo pare che nessuno immagini questa triste realtà altrimenti saremmo quantomeno trattati al pari di Cani e Anziani.
Si fa un gran parlare dei diritti dei Disabili e di come questi vengano ultimamente ribattezzati in nome di un ONU “illuminato”. Si cambiano i nomi, si rinnovano i loghi che ci rappresentano ma alla fine di tutti questi cambiamenti cosa in realtà è cambiato? Cosa ci fa sentire meglio all’inizio del 2016 rispetto a quanto capitava a inizio 2015?
Se l’Expo 2015 aprisse quest’anno al pubblico, sarebbe pronto a essere concepito e realizzato in base alle esigenze dei Disabili? Forse no. Allora cosa cambia di anno in anno?
Negli ultimi 35 o 40 anni cos’è cambiato per i Disabili? Chi nasce Disabile spesso diventa pensionato all’età di 18 anni con una pensione che è al di sotto della sociale ma cosa più grave non si fa minimamente fatica a cercare di immaginare che la persona Disabile possa arrivare al mondo del lavoro.
Questo è solo un esempio fra i tanti.
Le festività sono passate, sono finite, siamo ritornati alla vita di sempre, la nostra badante è tornata dalle sue legittime vacanze e forse ci ha regalato quel pranzetto che ci piace e che solo lei ci sa preparare dopo anni di conoscenza.
Cosa capiterà fra oggi – 1º febbraio 2015 – e il prossimo periodo di vacanze estive?
A luglio, sicuramente, si inizierà a parlare di quanto sia ingiusto e crudele abbandonare i Cani lungo le strade, si promuoverà una cultura in tal senso e forse si parlerà anche di Anziani. Si inizierà a parlare anche di Disabili? Oppure questi ultimi rimarranno al di fuori della comunicazione come nelle trascorse festività del Natale?
Le problematiche legate al periodo estivo hanno molte analogie con il periodo natalizio o qualunque altro periodo di festività di medio lungo termine. Disabili DOC è solamente una giovane testata quindi la domanda che ci poniamo è: chi, quale federazione o associazione, si accanirà per ottenere gli stessi spazi in TV dei nostri amici a quattro zampe?
A questa domanda risponderà il tempo. Quello che ci rattrista sin da ora è che se a febbraio 2016 ci poniamo questo interrogativo è solamente perché abbiamo fallito negli ultimi 40 anni e la cosa si fa ancora più triste se consideriamo che è un fallimento dell’intera società, di quella interezza che potrebbe diventare Disabile dall’oggi al domani ma che non è consapevole di ciò e pertanto non agisce in maniera intelligente.
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