Una proposta europea vuole limitare l’utilizzo dei Social Network ai minori di età compresa fra i 13 e i 16 anni. La legge si farà?
Giovani europei tremate! Se poi siete Disabili tremate ancora di più … è possibile che la follia dei politici europei porti a emanare una legge che vieterà l’utilizzo dei Social Network ai minori di età compresa fra i 13 e i 16 anni. Questo è quanto rileviamo dalla lettura dell’articolo pubblicato dalla testata Huff Post nella sezione Tech che qui vi proponiamo: “Europe Could Kick Majority of Teens Off Social Media, and That Would Be Tragic”.
Prima di addentrarci nel merito soffermiamoci sul valore delle parole. Nell’articolo dell’Huffingtonpost.com si legge la frase «European youth between 13 and 16 could be banned from social media» che tradotta letteralmente significa «Ai giovani europei di età compresa tra i 13 e i 16 anni potrebbe essere vietato l’uso dei social media».
Se non vi sono stati errori nell’interpretazione delle parole dette dai parlamentari europei e non vi sono neppure stati degli errori nelle trascrizioni e nella traduzione delle medesime è d’obbligo fare un po’ di satira o a quanto meno di humor.
Infatti si desume che i minori da 0 a 12 anni potranno navigare tranquillamente i Social Network mentre si dovranno prendere un periodo sabbatico quelli di età compresa tra i 13 e i 16 per poi riprendere la vita sociale allo scadere del divieto.
E già qui è follia.
Abbiamo l’impressione che i parlamentari europei, come quelli italiani, abbiano bisogno di una dose di protagonismo per dare valore alla loro carriera. Solo questo può giustificare una legge che vieterebbe l’utilizzo dei Social Network ai minori di 13 o 16 anni.
Abbiamo reinterpretato la frase scrivendo «ai minori di 13 o 16 anni» perché crediamo veramente che vi sia un errore di comprensione e poi di comunicazione perché è veramente impensabile che il divieto possa interessare a una fascia temporale di vita che esclude gli anni precedenti il 13º o il 16º.
I giovani, purtroppo, socializzano perlopiù tramite network precludendosi il piacere del contatto umano. Se per un giovane può essere piacevole sfruttare i Social Network, per un Disabile è una forma di condivisione sociale della vita non potendo, spesso, gestire la propria persona attraverso un dinamismo che lo porta a muoversi all’interno del mondo reale.
Prescindendo dallo stato di disabilità della persona questa legge dimostrerebbe la stessa intelligenza di quella relativa al caso “Cookie Law”. Internet è nata e si è sviluppata su una propria “anarchia” tanto regolata da far funzionare bene uno strumento di coesione globale. Se cerchiamo di porre freni e limiti riusciremo a guastare una delle più grandi innovazioni degli ultimi 25 anni.
Nel caso specifico facciamo anche una considerazione che ci sembra appropriata: lasciamo ai genitori dei giovani surfisti della rete il piacere di educare i propri figli perché altrimenti il genitore perderà veramente il valore che aveva una volta, non castriamo l’utilizzo dei Social Network per sostituirci a mamma e papà.
Sarebbe invece più interessante una soluzione che misuri il tempo di utilizzo dei Social Network e che limiti questo utilizzo nell’arco delle 24 ore. Così si manterrebbe la libertà di socializzare ma si eviterebbe a molti di cadere in una dipendenza che li fa apparire “sbroccati” difronte al display di uno smartphone che li strega da mattina a sera.
Ultime considerazioni: a 13 e 16 anni i giovani di oggi – forse non tutti – hanno già un’ampia conoscenza della vita sotto molti aspetti. Molti governi, ad esempio, consentono ai 16enni di condurre un’automobile perché li reputano già maturi per farlo, è quindi ridicola una legge che vieta la condivisione dei propri pensieri con i propri amici.
Cari parlamentari, se vi sta antipatico il proprietario di qualche Social Network non prendetevela con i suoi utenti ma soprattutto – lo ripetiamo – lasciate ai genitori la possibilità di educare i propri figli all’utilizzo di uno strumento come già fanno, o dovrebbero, per TV, consolle varie etc.
P.S.: la proposta di legge prevederebbe l’autorizzazione dei genitori, operazione macchinosa ma soprattutto facilmente soggetta a “frode” da parte di un figlio sveglio in termini informatici sempre che, e qui si toccherebbe il fondo, i genitori non fossero obbligati a inviare una autocertificazione scritta e controfirmata con tanto di copia del documento di identità al gestore del Social Network.
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