Donne Disabili vittime di un amore violento

Fra le 8 protagoniste del documentario “Violences du silence” c’è Solange, nata priva di braccia e gambe, con un fidanzato che la violenta quotidianamente ma c’è anche Chantal che convive con un compagno che la picchia incessantemente certo del fatto che tanto lei non potrà dirlo a nessuno.

La necessità di essere amati fa si che le persone si leghino a qualcuno pur di vivere una vita completa, una vita accompagnata da qualcuno che ci può far sentire bene ma soprattutto sempre e comunque amati. Purtroppo, nelle relazioni sono presenti anche casi in cui uno dei due partner soverchia l’altro attraverso abusi che possono essere di carattere fisico e psicologico.

Quando queste violenze, questi atteggiamenti criminali, vengono operati su persone Disabili sono ancor più inaccettabili proprio perché chi li subisce non è in grado di difendersi, di fuggire o semplicemente di denunciare.

In Francia, però, 8 donne Disabili hanno avuto il coraggio di dichiarare le violenze subite e di realizzare un video di denuncia sociale per un amore pagato con la violenza.
Otto storie diverse che raccontano drammi di abusi, stupri e maltrattamenti attraverso i quali la sofferenza è sia fisica che psicologica.

Fra queste donne c’è Anna, affetta dalla sindrome di Down, che ha sposato un extracomunitario che ha bisogno di poter ottenere la cittadinanza francese. Anna subisce continuamente violenze fisiche ma forse quella più inaccettabile sono le parole che quotidianamente le ripete il compagno tiranno e delinquente che così si esprime nei confronti della donna che invece dovrebbe amare: «Ti getterò nella spazzatura una volta che avrò ottenuto i documenti per restare in Francia.».

Fa rabbrividire l’idea che chi ti dovrebbe amare ti maltratti e ti consideri una sua proprietà, un pezzo di carne a disposizione di piaceri perversi o violenze che dovrebbero condurre chi li esercita in galera per la vita.

Purtroppo l’essere umano ha la necessità di essere amato e spesso elemosiniamo un amore che risulta tutt’altro che tale.