In Qatar si stanno svolgendo i Campionati Mondiali Paralimpici di Atletica leggera.
Sono cominciati mercoledì 21 ottobre e termineranno sabato prossimo i Campionati Mondiali Paralimpici di Atletica leggera che si stanno tenendo a Doha, in Qatar. Presenti alla manifestazione sono oltre 1300 atleti provenienti da oltre 100 paesi del mondo.
L’evento, a cadenza biennale, ha un’importanza strategica perché oltre a distribuire i 214 titoli sportivi attribuirà anche alle nazionali di appartenenza i punti che concorreranno a determinare chi potrà partecipare alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.
Le gare possono essere seguite in diretta streaming così si potranno sostenere moralmente, a distanza, i 13 atleti italiani – 8 donne e 5 uomini – che l’Italia ha inviato in rappresentanza del nostro paese e che si cimenteranno in diverse discipline quali la corsa, i salti, i lanci e altre attività.
Lo sport è da sempre uno strumento di affermazione per i Disabili. A Doha partecipano degli sportivi che Disabili DOC non ama definire atleti Disabili ma semplicemente atleti. Chi riesce a superare i propri limiti raggiungendo le mete di questi sportivi non può essere targhetizzato con il termine di una categoria di appartenenza che pur essendo nobile e reale non può insinuarsi in questo contesto.
L’evento di Doha è certamente tematico e coinvolge espressamente atleti Disabili ma vogliamo proporvi una riflessione sulla quale ritorneremo. Fece scalpore una cruda e sincera affermazione di Paolo Villaggio che definiva le Paralimpiadi un evento triste e inutile; il famoso attore, conoscitore dell’animo umano, venne fortemente criticato da tutti per una affermazione che si volle interpretare come un insulto alla categoria dei Disabili. Purtroppo quando una voce esce dal coro spesso viene male interpretata e non gli si da il giusto spazio per spiegare approfonditamente le motivazioni che hanno portato alla dichiarazione stessa.
La nostra testata è assolutamente concorde con Paolo Villaggio. Vi spieghiamo il perché.
Nelle righe precedenti abbiamo affermato il concetto che un atleta con la “A” maiuscola è tale sia che viva una condizione di normodotato o di Disabile. Partendo da questo concetto e considerando che la “macchina delle Olimpiadi” è un’organizzazione potente in grado di gestire tutto ciò che vuole, non ci si spiega perché durante le Olimpiadi non possano gareggiare anche gli atleti Disabili ovviamente in gare a loro dedicate vissute prima o dopo quelle degli atleti normodotati.
Ci sembra ingiusto e inopportuno che non si sia mai pensato che l’atleta Disabile ha il diritto di avere lo stesso pubblico e le stesse dirette televisive – che non hanno certamente le Paralimpiadi – affinché goda di una vera e reale gloria planetaria e non solo di una gloria di nicchia applaudita dalle mani di un pubblico estremamente ridotto rispetto a quello delle Olimpiadi.
È ora di smettere di pensare che l’attività dei Disabili li porti semplicemente a “realizzarsi”, mentre invece bisognerebbe iniziare a includere nella vita – in questo caso sportiva – degli atleti Disabili, che non sono di “serie B”, la convinzione che potrebbero contribuire a creare cultura sociale attraverso un evento planetario come le Olimpiadi.
Troppe volte celebriamo la bontà di una società che agisce male pensando però di fare bene. Le Paralimpiadi sono come la definizione di «Diversamente Abili», entrambe andrebbero cancellate per ritornare alla nobiltà e alla veridicità unica dell’essere Disabile che agirà in base alle proprie capacità residue dimostrando – sempre per questo caso specifico – di essere un grande atleta, ma difronte al pubblico delle Olimpiadi e non difronte a un pubblico di una manifestazione che profuma di surrogato.
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