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Vanna Menegatti: intervista all’autrice di “Bella a metà” – 1ª parte

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La storia di una donna Disabile, la storia di “Bella a metà”, la storia di chi vince le avversità anche e soprattutto per cogliere i frutti dell’amore: irrinunciabile ingrediente di una vita completa.

Ogni tanto capita di conoscere persone speciali e solo il tempo ci farà comprendere quanto sono speciali. Non ricordo con esattezza l’evento che ci permise di conoscerci, ma non dimenticherò mai Vanna Menegatti durante la presentazione del suo libro Bella a metà. Ero fra i presenti e stavo ascoltando le parole di una donna che si era raccontata attraverso un libro descrivendo quella prima parte di vita che, tra mille vicissitudini, la aveva portata a vivere il suo sogno: trovare l’amore e con il suo lui viverlo.

Disabili DOC – Vanna Menegatti, copertina del libro “Bella a metà”

Copertina del libro “Bella a metà” che fu edito da Greco & Greci Editori nel 1999. Il romanzo autobiografico si riferisce ai primi 40 anni di vita dell’autrice Vanna Menegatti.

Vanna ha scritto un libro che non descrive, a parere mio, una donna Disabile; certamente la racconta, ma Bella a metà è l’inno al desiderio irrefrenabile e irrinunciabile di poter amare ed essere amati indipendentemente da tutto. La vita che si descrive nel romanzo autobiografico è una vita che si fa strada a tappe semplicemente rincorrendo un sogno; quel sogno prenderà poi il nome di Moreno e si completerà con due creature che oggi sono dei figli ormai adulti pronti, come dice Vanna, a spiccare il volo.

Vanna Menegatti è il prototipo della persona Disabile che la nostra testata ama definire Protagonista. Vanna è la caparbietà, il coraggio ma anche la capacità di vivere la quotidianità per ciò che offre cogliendo il meglio e trasformandolo in quello che è riuscita a creare: una vita completa ma soprattutto accompagnata da una famiglia che è sempre il grande sogno ormai divenuto realtà.

Non perdetevi le parole che seguono perché Vanna si racconta a tutto tondo e lo fa anche attraverso splendide immagini che ci ha concesso e che in qualche modo ripercorrono quella vita che è raccontata attraverso le parole.

Oggi vi proponiamo la prima parte dell’intervista mentre la seconda la potrete leggere mercoledì prossimo.

Ora lasciamo la parola a una grande donna che è anche l’autrice di un grande romanzo: Bella a metà.

D: Carissima Vanna, ci conosciamo da anni grazie a quell’invito che mi vide assistere alla presentazione di “Bella a metà”. Prima però di parlare del tuo libro e di te come autrice ti prego di raccontare ai lettori di Disabili DOC chi è Vanna Menegatti. Qual è quindi la tua storia?

R: Sono nata a Torino nel 1960, focomelica agli arti inferiori, dopo diversi interventi all’età di 3 anni ho iniziato a camminare grazie a due protesi ortopediche.

Ho iniziato a lavorare come impiegata all’età di 17 anni pur continuando a studiare fino a ottenere il diploma di Istituto Magistrale e poi quello di specializzazione al sostegno.
All’età di 20 anni mi sono sposata, a 22 separata, dopo diverse vicissitudini sentimentali, ho incontrato l’Uomo della mia vita, Moreno, con il quale ho coronato il sogno di divenire madre di due figli che ora hanno 24 e 21 anni.

Moncalieri, in casa, bambini piccoli... non un attimo di sosta., i figli da piccoli

Moncalieri, in casa, i bambini erano ancora piccoli … non c’era un attimo di sosta.

Nel 2003 mi sono trasferita con la famiglia a Parma dove grazie al diploma per il sostegno ho iniziato a fare il lavoro desiderato da una vita che continuo a svolgere tutt’ora seppure ancora come precario.

Disabili DOC – Vanna Menegatti, il giorno del matrimonio

Dopo anni di felice convivenza “oggi sposi”, Vanna e Moreno sono uniti in matrimonio.

Nel 2010 è mancato mio padre e io e Moreno abbiamo deciso di sposarci; così da rendere più semplice la pratica di amministrazione di sostegno di mio fratello affetto da sindrome Down.

D: La tua disabilità è stata causata, correggimi se sbaglio, dal Talidomide che ti rese focomelica negli arti inferiori. Cosa ha significato nell’età giovanile essere quello che poi tu ti descriverai come “Bella a metà”?

R: Il Talidomide era un farmaco da banco e mutuabile venduto negli anni cinquanta e sessanta, dato alle donne in gravidanza per nausee e come sedativo. Questo medicinale causava nei nascituri assenza degli arti o riduzione delle ossa lunghe degli arti e non solo questo.

All’epoca della mia adolescenza i tabù nei confronti dell’handicap erano molti; le persone diisabili si vergognavano anche solo a farsi vedere e tendevano a rimanere nascoste, chiuse in casa e sole. Fare sport o andare in spiaggia per una donna con problemi agli arti era una rarità, molti normodotati non sapevano cosa fosse la diversità, i “diversi” venivano visti come esseri asessuati, solo da accudire e compatire.

Come tutte le ragazzine, desideravo conoscere l’altro sesso, sognavo di essere amata e di amare. Se lo specchio mi mostrava diversa io mi sentivo molto normale, così iniziai a uscire per conoscere il mondo come tutti i miei coetanei. I ragazzi erano attratti da una ragazza parecchio carina, poi si allontanavano quando capivano che l’handicap era permanente, i più coraggiosi non duravano al giudizio degli altri. I problemi con l’altro sesso aumentarono quando le cose si fecero più serie da conoscere i futuri suoceri; difficile per un genitore vedere dietro un corpo con qualche problema, una donna completa che possa rendere felice il proprio figlio.

Bella a metà così mi definirono i miei primi suoceri sul biglietto di auguri alle nozze arrivato quel giorno al posto della loro presenza.

D: Vanna Menegatti oggi è una maestra, una moglie e una madre. Qual è stato il percorso per giungere a tutto ciò e quali sono state le difficoltà?

Disabili DOC – Vanna Menegatti in montagna con i figli

Vanna Menegatti in montagna con i figli vivendo la magia delle cascate.

R: Per raggiungere gli obiettivi della mia vita è stato importante accettare il mio handicap, riconoscere i miei limiti. Ho dovuto mettermi in gioco su tutti i campi e non arrendermi alle sconfitte né ai “poverina” che volevano mettermi da parte, sopratutto non ho mai smesso di credere che i miei sogni potessero avverarsi.

Le difficoltà e i momenti di sconforto, non posso negarlo, ci sono stati; attraverso storie d’amore sbagliate ho imparato a volermi più bene, a non accontentarmi e a riconoscere l’amore vero che completa fisico e psiche.

Con l’incontro di Moreno si è avverato anche il sogno di divenire madre, ricordo le mie gravidanze e parti tra i momenti più belli. Certo mi sono dovuta organizzare perché con l’aumento del peso diminuiva la mia possibilità di spostamento e maggiore era il bisogno della carrozzina. Ricordo la ricerca dell’ospedale dove partorire per sfuggire a quel “cesareo” molto di moda all’epoca.
Gli anni sono passati in un baleno ed eccomi qui con due figli grandi e il via vai dei loro amici e fidanzate.

Nel 2003 la crisi lavorativa aumentava e il trasferimento da Torino a Parma, con tutta la famiglia, fu il pretesto per realizzarmi a pieno nel campo lavorativo.
Il vecchio certificato di sana e robusta costituzione, richiesto per insegnare all’epoca del mio diploma, si era trasformato nel: “certificato di idoneità psicofisica”.

Era dunque venuto il momento di utilizzare i diplomi da tanto appesi al muro, così mi presentai al Provveditorato di Parma dove l’addetto mi disse che non potevo insegnare perché il mio titolo non era più valido. Sconsolata ripresi per un anno a lavorare come impiegata a Parma finché un’amica maestra, guardando i miei diplomi mi disse che erano validi e mi informò che tutti gli anni lavoravano sul sostegno insegnanti prive del titolo di studio che io invece possedevo. Mi licenziai e tornai al Provveditorato, questa volta senza passare dal responsabile, presentai allo sportello domanda d’iscrizione nelle apposite liste.
Qualche mese dopo ottenni la prima nomina per insegnare; cominciai in una scuola fuori Parma come insegnante di sostegno di tre bambini in una classe 4ª elementare. La mia amica aveva ragione; gran parte delle insegnanti di sostegno non erano specializzate.

Le elementari oggi si chiamano primarie, gli invalidi li chiamiamo diversamente abili ma l’addetto al provveditorato che aveva tentato di depistarmi mi aveva fatto capire ben chiaro che non tutti i pregiudizi sui disabili sono stati aboliti anche all’interno di quella struttura che dovrebbe insegnare a farlo.

D: “Bella a metà” sei tu. È la storia di chi ama l’idea di amare e di essere amata. Questo è il messaggio che io ho recepito dalla lettura del libro. “Bella a metà” non è la storia di una Disabile ma è la storia di una donna che ha voglia di essere donna in tutto e per tutto. I nostri lettori però amerebbero che tu in prima persona ci raccontassi chi è realmente “Bella a metà”.

R: Quando si vuole veramente si ottiene, senza compatirsi, vivendo il presente con determinazione e sacrificio. Quando si arriva ad accettarsi con il proprio handicap tutto è più semplice, l’ignoranza di chi non capisce ci tocca meno, si sorride, si cerca di far capire e ci si continua a battere con determinazione per quanto ci spetta.

Chi sono oggi? Sono la donna, l’amante, l’amica di Moreno, ho due splendidi figli che sono ormai degli uomini pronti a volare, ho un lavoro che mi piace dove mi sento utile. Continuo a vivere il presente con entusiasmo, ho amici di vecchia data con i quali ci sentiamo e nuove persone amiche, insomma che dirvi… sono sempre molto innamorata della vita.

Disabili DOC – Vanna Menegatti in spiaggia con il marito Moreno

Vanna in spiaggia con il marito Moreno durante il fine settimana. Le settimane erano lunghe al Don Gnocchi senza Moreno che raggiungeva Vanna e i figli finita la settimana lavorativa.

Disabili DOC – Vanna Menegatti con i figli al Don Gnocchi di Marina di Massa

Vanna Menegatti con i figli al Don Gnocchi di Marina di Massa, una vacanza curativa ma gioiosa.

D: Un bel giorno fu grande amore. Nella tua vita giunse Moreno. Moreno fu certamente una tua conquista che però io declinerei sotto molti aspetti oltre a quello romantico che portò alla vostra coppia. Chi è il tuo Moreno e quanto ha cambiato la tua vita?

R: Moreno è il sogno realizzato dell’Amore; l’uomo che fin da piccola sentivo che c’era e non ho mai smesso di cercare finché il destino ci ha fatto incontrare.
Con lui tutto è possibile e nulla fa paura. Tanti i cambiamenti e le difficoltà affrontate insieme che ci hanno resi più forti e sempre c’è qualche cosa di bello e nuovo da scoprire e fare insieme.

Non finisce qui …

La seconda parte dell’intervista la potrete leggere mercoledì 28 ottobre 2015. Non perdetevi il finale di una grande storia che merita di essere conosciuta in tutta la sua completezza.

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About Author

Sono nato il 25 febbraio del 1963 ed a 23 anni ho coronato il mio primo sogno d'impresa: un'attività commerciale che durò per circa vent'anni. Dopo un periodo sabbatico fondai nel 2009 Ideas & Business S.r.l. che iniziò la sua opera come incubator di progetti. Nel 2013 pensai di concretizzare un sogno editoriale: realizzare un network di testate online. DisabiliDOC.it è la seconda testata attiva dal 16 febbraio 2015. Altre già pensate e realizzate prenderanno vita pubblica nei prossimi mesi. Per ora scrivo per passione come per passione ho sempre lavorato per giungere alla meta.

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