Menu

L’addio a Maria Teresa Fedele, era la “ciliegina” di don Gnocchi

0

La Fondazione Don Carlo Gnocchi ricorda Maria Teresa Fedele soprannominata la “ciliegina” di don Gnocchi.

Fonte – Se ne è andata con il sorriso come aveva fatto per tutta la vita, nonostante le sofferenze per la grave disabilità. L’intera Fondazione Don Gnocchi, tanti ex allievi e gli operatori e amici del Centro “S. Maria al Castello” di Pessano con Bornago (Mi) hanno partecipato commossi, martedì scorso, ai funerali di Maria Teresa Fedele (nella foto), 72 anni, la “ciliegina” di don Gnocchi, che l’aveva accolta nella sua opera nel lontano 1950. Il corteo funebre è partito proprio dal Centro “Don Gnocchi” di Pessano, per poi raggiungere la vicina chiesa parrocchiale.
«Il suo ricordo suscita in noi sentimenti contrastanti – ha detto nell’omelia don Diego Pirovano, che ha celebrato con il parroco, don Claudio Preda. – Siamo tristi, è vero. Ma serbiamo nel cuore la gioia che Maria Teresa ha saputo trasmetterci per tutta la sua vita con la sua testimonianza, il suo coraggio, la sua forza e i suoi sorrisi. Ci piace immaginarla così, accompagnata dalla Madonna, incamminata verso il suo amato don Gnocchi…».

«Mi chiedeva come andavo a scuola – raccontava sempre Mariateresa ricordando don Gnocchi – e mi raccomandava di fare la brava: “Se tu sei capace di far qualcosa è meglio per te, è bello essere indipendenti. Mi raccomando: le doti che ti ha dato il Signore, falle fruttare, non metterle sotto terra come i talenti”».

Ecco come Mariateresa ricordava don Gnocchi in un filmato d’archivio

Di seguito la testimonianza completa di Mariateresa, pubblicata nel volume che ricorda la storia del Centro di Pessano con Bornago.

«Sono Mariateresa, ospite della Fondazione dal 3 gennaio 1950, quando alcune assistenti sociali, girando per i paesini dell’Abruzzo per cercare bambini che avevano bisogno di aiuto, sono venute a prendermi e mi hanno portato a Parma.

A Parma c’era un istituto per mutilatini che fungeva anche da ospedale, dove ci fermavamo prima di andare nei vari collegi. Lì ci facevano la cartella clinica, in modo che capissero bene la nostra situazione. Io, a Parma, ci sono stata tre mesi. Durante la giornata vivevo con le donne del guardaroba e di notte dormivo nel repartino delle suore, perché quello era un collegio maschile.

Nel marzo del 1950 sono stata trasferita in un collegio femminile e ho frequentato la prima elementare. Eravamo numerose e poiché continuavamo ad aumentare ci hanno trasferite in massa a Pessano, dove abbiamo trovato delle signorine (così le chiamavamo, erano un ordine di suore appena fondato ed erano vestite normalmente) che ci hanno accolto con tanto affetto. Vedendo qui un clima gioioso, così solare, ci siamo ambientate subito.

Ho conosciuto don Carlo a Pessano, perché lui veniva quasi tutte le sere a trovarci. Ci faceva cantare le canzoni degli alpini, si sedeva sui gradini della sala rossa e, suonando la fisarmonica, ci faceva cantare. Poi, pian piano, ci voleva conoscere tutte per nome.

Con me aveva un affetto forse particolare, perché ero molto gracile, e poi perché i dottori dicevano che dovevo morire all’età della pubertà. Dunque mi tenevano come sotto una campana di vetro e lui continuava a chiedere di me ogni volta che veniva (questo me lo dicevano le suore). Chiedeva alle suore come stavo, io non avevo la carrozzina, afflitta da artrite deformante cronica ero sempre per terra o in braccio a qualcuno.

Don Carlo mi cercava per terra, tutta sporca come ero. Non gli importava di questo, mi prendeva in braccio e mi diceva: “Ecco la mia ciliegina!”. Poi mi chiedeva come andavo a scuola e mi raccomandava di far la brava: “Se tu sei capace di far qualcosa è meglio per te, è bello essere indipendenti. Mi raccomando: le doti che ti ha dato il Signore, falle fruttare, non metterle sotto terra come i talenti». Per noi era un grande maestro, un grande educatore e ci voleva molto bene.

D’estate di solito quasi tutte le bambine andavano a casa. Solo io e poche altre rimanevamo qui a Pessano per un certo periodo. I miei genitori erano in Francia, perciò non venivano a prendermi. Allora lui ci prendeva e ci portava a Marina di Massa e lì stavamo per due mesi, mentre le altre bambine erano a casa con i familiari.

La mia vita è trascorsa abbastanza bene. Sono molto riconoscente a don Carlo, perché ci ha salvato la vita. Vi immaginate un persona come me in un paesino sperduto dell’Abruzzo, con la mentalità che c’era allora? Era una vergogna avere un bambino così in casa. Invece lui ci ha fatto studiare, ci ha fatto prendere coscienza di quello che eravamo, ci ha spronato a mettere a frutto tutte le nostre potenzialità.

Negli anni Sessanta sono cambiate le sorelle (quelle che prima chiamavamo signorine) e sono arrivate delle suore dal meridione. All’inizio erano molto in difficoltà con noi, e noi con loro, però, pian piano, ci siamo abituate. Negli anni ’64 e ’65 sono venute a Pessano anche delle bambine vietnamite. Erano tante, erano poliomielitiche. Le hanno curate e poi sono tornate nella loro terra, ma erano talmente abituate a stare qui che una di loro, per non andare via, ha fatto finta di aver ingoiato un ago. Ho conosciuto anche ragazze cardiopatiche: erano tunisine, marocchine e anche loro sono state curate qui.

C’erano molti benefattori che venivano a Pessano. Siccome don Carlo era stato cappellano del Gonzaga, conosceva conti e contesse, così lui chiedeva a tutti loro qualcosa per noi: non si faceva scrupoli. Infatti, le mie compagne, come madrine di cresima, avevano chi la contessa, chi la marchesa. Io non sono stata così fortunata in questo. Avevamo una contessa che ci faceva i regali a Natale, si chiamava Cecilia Cicogna, e voleva sapere da noi cosa volevamo di regalo e, dove era possibile, cercava sempre di accontentarci».

Disabili DOC – L'addio a Maria Teresa Fedele, era la “ciliegina” di don Gnocchi – Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus

Disabili DOC – L'addio a Maria Teresa Fedele, era la “ciliegina” di don Gnocchi – Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus

Share.

About Author

Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – Centro “S. Maria al Castello”
Piazza Castello, 22
20060 Pessano con Bornago MI
Regione: Lombardia
Italia
W
Centro “S. Maria al Castello”
E
T
+39 02 95.54.01
F
+39 02 95.54.03.99

Partecipa

  • Leave A Reply

  • Commenti su Facebook

  • Commenta tramite Google+

    Powered by Google+ Comments