È viva la necessità di una città che non sia solo Smart ma anche “Sensible City”. L’invito parte dalle persone affette da SM, non dovrebbe essere un pensiero di tutti?
È comparso ieri sulla versione online di Focus l’articolo: «Disabili: stop barriere, malati sclerosi multipla disegnano città ideale». Vi invitiamo a leggerlo perché è scritto veramente bene e vengono intervistate personalità di rilievo appartenenti al mondo del sociale e a quello medico.
Come sempre non vogliamo creare dei duplicati, non vogliamo ripetere il racconto o elencare delle cifre che potete leggere nell’articolo sopra citato. Semplicemente è necessario sapere che i malati di Sclerosi Multipla chiedono una città più accessibile.
Disabili DOC non vuole fare la parte di chi mette sempre l’accento grave anziché quello acuto qua o là sembrando di voler sempre andare contro corrente o seguire una linea che non sposa completamente questa o quella proposta.
Disabili DOC nasce con l’obbiettivo di fare cultura, forse prima ancora di fare notizia. Nel palcoscenico infinito di testate siamo certamente l’ultima arrivata e quella con meno mezzi ma c’è una cosa che ci contraddistingue: la volontà di essere talmente ottimisti da credere di poter cambiare qualcosa.
Fatto salvo questo concetto ci poniamo una domanda: perché dei Disabili affetti da Sclerosi Multipla dovrebbero desiderare di più di altri Disabili una “Sensible City”?
Un fenomeno che non si è mai ben capito è perché i Disabili – già affetti da una loro particolare “solitudine” – debbano dividersi sul fronte delle necessità comuni. È un atteggiamento inaccettabile e sicuramente poco intelligente. Sembra quasi che ogni patologia debba vivere in una propria nicchia all’interno della quale ognuno farà fatica a comunicare le proprie necessità, a redigere bollettini associativi e a fare molte altre attività che rimarranno sempre e comunque nell’ambito di questa o di quella associazione.
Che sia grande o che sia piccola ogni realtà associativa ha il proprio organo di stampa con il quale informa, sensibilizza e fa cultura. L’investimento annuale per ogni associazione è veramente gravosa sia da una punto di vista finanziario sia da un punto di vista organizzativo e redazionale.
Molti anni fa in occasione di un Congresso Nazionale dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare proposi una riflessione che vale tutt’oggi: «Perché non smettiamo di stampare i nostri “bollettini parrocchiali” e realizziamo un prodotto editoriale serio, ricco in grado di diventare una testata a tutti gli effetti?».
Non riuscivo a capire per quali motivi bisognasse giocare in squadre separate quando la maggior parte dei problemi dei Disabili sono comuni. Gli unici a non esserlo sono quelli strettamente legati alla patologia, questi ultimi sono infatti il motivo per cui esistono più associazioni tematiche ma che dovrebbero unirsi per risparmiare denari e ottenere i risultati che sino ad oggi non hanno ottenuto.
Non è cambiato nulla e quel mio interrogativo è più vivo che mai. Forse anche quell’interrogativo che ormai risale alla metà degli anni ’90 fu in qualche modo genitore di Disabili DOC.
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