Oggi vi presentiamo un’automobile che veste il Disabile in carrozzina come un guanto, ecco perché nel titolo l’abbiamo definita indossabile.
Sono molte le autovetture pensate per i Disabili. Uno dei primi modelli, forse il primo in assoluto, fu la Sulky. Seguirono molte proposte che sempre più si avvicinarono a un’automobile in piena regola, più grandi, più stabili, più confortevoli e con la possibilità di avere una maggiore autonomia.
Queste macchine nacquero inizialmente per soddisfare le esigenze di coloro che non potevano ottenere la patente o per quegli anziani che, data l’età, non potevano essere più ritenuti abili alla guida di un mezzo ordinario.
Kenguru nasce grazie al genio di un imprenditore ungherese – Istvan Kissaroslaki – che pensò e brevettò la vettura senza però metterlo in produzione per mancanza di fondi. La fortuna volle che un giorno un’avvocatessa statunitense – Stacy Zoern – venne a conoscenza di questo progetto e volle ordinare immediatamente un’autovettura.
Purtroppo la delusione fu forte quando scoprì che il suo inventore, di fatto, non produceva questa macchina per mancanza di disponibilità finanziaria.
Stacy si impegnò a raccogliere i fondi necessari per avviare l’azienda e riuscì a raccogliere circa 3 milioni di dollari per sostenere un progetto destinato a molti Disabili in carrozzina ma con la capacità di guidare.
Stacy Zoern – Disabile da sempre a causa dell’Atrofia Muscolare Spinale – con questa vettura ha trovato quell’indipendenza che prima non aveva, ma che serve per limitare i deficit logistici di molti Disabili come lei.
Attualmente questa D-Car – prodotta da Community Cars, sul web Kenguru.com – che potremmo anche definire una Personal Car viene prodotta in 500 esemplari all’anno e ha un costo di circa 20 mila dollari. La vettura ha una velocità massima di 45 Km/h e un’autonomia variabile fra i 70 e i 110 Km.
Riteniamo che questa vettura sia geniale. Abbiamo voluto definirla indossabile perché ci sembra veramente un’accessorio destinato al nostro corpo, un’estensione di noi stessi in grado di aprirsi tramite un telecomando e permetterci di entrare dal portellone posteriore ed essere immediatamente ai comandi della vettura.
La sua concezione è quasi fantascientifica. Sovente nei film vediamo elevatori anziché armature indossabili dove chi li conduce entra all’interno di questi involucri fatti su misura per ospitare il corpo umano.
Il corpo di un Disabile in carrozzina è già un corpo di per se accessoriato dalla stessa carrozzina ma quest’automobile è un complemento strategico, di immediato utilizzo e compatto che può offrire tutta la mobilità necessaria in ambito urbano.
Per concludere con un tocco di fantasy potremmo affermare che grazie al genio ungherese di Istvan Stacy è potuta diventare la prima Iron Woman Car.
Ci auguriamo che questo prodotto possa ricevere l’attenzione di altri finanziatori ma soprattutto il supporto di una rete distributiva planetaria per soddisfare quelle che noi riteniamo potranno essere le molte richieste ma soprattutto per ridurre un costo che, se non stratosferico, rimane comunque alto.
È ora che si inizi a pensare su larga scala, unendo l’energia di più produttori affinché si abbattano i costi di produzione per dei prodotti destinati ad una “nicchia di mercato” che non ci pare propio tanto nicchia visto che il D-Mondo conta 650 milioni di D-Utenti.
Gran bel progetto, un applauso al genio di Istvan e alla lungimiranza di Stacy!
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