Si parla tanto di come i Disabili possano vivere la propria autonomia. Un primo passo sarebbe la messa al bando da internet di soluzioni proprietarie che non rispondono ai canoni internazionali del W3C e degli altri consorzi che regolamentano i linguaggi in uso per creare siti web ad hoc.
Internet è una realtà giovane ed è certamente il primo ambiente che è riuscito a unificare, a raggruppare, utenti provenienti da vari mondi informatici. Chi utilizza un personal computer può utilizzare un sistema operativo OS X di Apple, un sistema basato su Linux o un sistema della famiglia Windows. Questo parlando di computer desktop. Vi sono altre distribuzioni per sistemi operativi che interessano invece smartphone e tablet.
Chi sviluppa una pagina web dovrebbe avere la coscienza di immaginare che questa può venire letta da differenti utenti che utilizzano altrettanti sistemi operativi. Le soluzioni proprietarie sono lesive nei confronti di un diritto di accesso che è di tutti. Non può esserci una pagina web che discrimini fra un utente Windows, uno Apple o un altro Linux.
Cosa ancora peggiore è fornire dei servizi al cittadino basandosi su tecnologie proprietarie. La scelta, se fatta da un imprenditore o da un libero professionista, di utilizzare soluzioni non fruibili da tutti può essere definita idiota, mentre invece se la stessa scelta la fa un ente pubblico, un ministero, un’associazione o qualunque altra realtà che si rivolge per statuto e per regolamento ai cittadini italiani, allora ci si trova di fronte al caso di – per esempio – un ministero che è proprietà dei cittadini italiani e che non serve tutti i sui cittadini. Non dà il servizio a tutti coloro che ne hanno il legittimo diritto.
Questo articolo nasce dall’impossibilità di accedere ad un certo sito ministeriale che non citiamo per educazione. Disabili DOC infatti oggi aveva intenzione di redigere un documento e per farlo aveva bisogno di accedere a informazioni di carattere governativo. Non l’ha potuto fare perché i suoi computer non sono in sintonia con le scelte fatte da quell’amministrazione che ha pagato dei liberi professionisti (società) per mettere in piedi una soluzione destinata solo ad una parte della popolazione.
Questo articolo viene pubblicato su un sito che si occupa di disabilità, di limiti. I Disabili devono già vivere i propri di limiti senza dover adeguarsi alle scelte tutt’altro che intelligenti di chi crea barriere informatiche anziché abbattere quelle che già esistono in altri ambiti.
Da anni si vive il tormentone, ormai nauseante, delle barriere architettoniche. Il problema non sono le barriere architettoniche, il dramma risiede nella cultura che noi abbiamo nei confronti di un mondo che si trascina senza alcuna progettualità, senza alcun rispetto sia per chi oggi è Disabile ma soprattutto per chi domani potrebbe diventarlo.
Quest’ultima figura è quella che più di tutte dovrebbe sbattersi per contribuire a migliorare un mondo difettoso, deficitario e deficiente (nel senso etimologico della parola), quello stesso che la ospiterebbe dopo l’aggressione da parte di una patologia, o di un incidente, che la renderebbe Disabile.
Ribadiamo un concetto: per questo articolo il Disabile è un pretesto, è una figura che permette di esaltare un concetto che però deve appartenere a tutti e quindi tutti noi dobbiamo iniziare a pensare a soluzioni fruibili da ogni sistema operativo, da ogni computer o device.
Un governo deve tutelare i diritti del cittadino e non quelli delle multinazionali.
Esiste da anni una produzione sterminata di soluzioni Open Source in grado di essere adeguate ad ogni forma di esigenza. Per cultura queste sono sempre più vicine, e più rispettose, a quei dettami, a quelle regole, che definiscono come deve essere costruita bene una pagina web.
Ripetiamo ancora una volta: alla base di ogni problema c’è un atteggiamento culturale sbagliato, cerchiamo di adeguarci per migliorare un insieme di situazioni decisamente sbagliate.
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